Attentato di Los Angeles, il racconto di una famiglia italiana: "Un incubo, eravamo terrorizzati"

La famiglia, originaria di Parma, era negli Stati Uniti per un viaggio natalizio

Attentato di Los Angeles, il racconto di una famiglia italiana: "Un incubo, eravamo terrorizzati"
00:00 00:00

Man mano che passano i giorni, nuovi dettagli emergono circa l'esplosione del cybertruck Tesla davanti al Trump hotel di Los Angeles. Il suicidio-forse attentato-del 37enne Matthew Alan Livelsberger continua, tuttavia, ad avere numerosi punti oscuri.

All'interno del Trump hotel, lo scorso 1 gennaio, si trovava anche una famiglia di Parma. Il signor Pier Francesco, la moglie e la loro bambina di un anno si trovavano a Los Angeles per trascorrere una parte del loro viaggio natalizio, quando hanno udito una prima esplosione "così forte da sembrare un fuoco d'artificio" ha raccontato l'uomo, seguito da un'altra esplosione a distanza di pochi secondi. Nelle loro parole, ancora scossi, il racconto di come la prima sensazione sia stata di smarrimento, un incubo senza poter capire cosa stesse succedendo. Il terrore di un attentato o di una di quelle stragi che riempiono la cronaca nera americana.

"Non abbiamo visto direttamente le esplosioni, ma abbiamo assistito a tutto il resto. C'era una nuvola di fumo che copriva l'area riservata ai pedoni, da cui vedevamo la gente scappare. Ho chiamato il 911, poco dopo sono arrivati i primi soccorritori. In parte siamo riusciti a tranquillizzarci quando abbiamo visto che c'erano la polizia e i vigili del fuoco, ma non le squadre speciali, sintomo che non ci fossero persone armate", racconta Pier Francesco all'Adnkronos. E aggiunge come la calma sia arrivata solo quando giornali e i siti hanno subito parlato di un incendio. Nelle successive 6 ore la famiglia è rimasta chiusa in camera, terrorizzata. "Ora mi accorgo che siamo stati davvero fortunati", riconosce Pier Francesco, che conclude ringraziando il destino per averli protetti.

Intanto, nelle ultime ore, è giunta la conferma dell'Fbi sulle intenzioni di Livelsberger, escludendo un collegamento con i fatti di New Orleans: i federali hanno derubricato il caso come "un tragico caso di suicidio che ha

coinvolto un veterano decorato afflitto da sindrome post traumatica da stress", un male che accomuna molti veterani. L'uomo, che aveva servito in Afghanistan, si è sparato un colpo in testa prima di far esplodere il veicolo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica