"Ingresso vietato agli ebrei": è escalation antisemita in Francia

Le scritte sono comparse sui muri di un negozio a Parigi, una settimana dopo l'episodio delle stelle di David. Tra la comunità ebraica francese cresce la paura

"Ingresso vietato agli ebrei": è escalation antisemita in Francia
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Continuano gli episodi antisemiti in Francia, Paese che si sta configurando come centro dell’odio anti-ebraico. A Parigi, sono comparse le scritte “fuori gli ebrei” e “ingresso vietato agli ebrei” fuori da un negozio nella rue de Cilchy, nel 17esimo arrondissement. È evidente il richiamo al periodo nazista, in cui agli Juden era vietato entrare in molti esercizi commerciali in Germania e nei territori occupati dal Terzo Reich.

Questo avvenimento è solo l’ultimo segnale d’allarme per la comunità ebraica francese, vittima di una recrudescenza di un odio riesploso in concomitanza con l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. Dal 7 ottobre, sono 817 gli episodi di antisemitismo segnalati alle autorità d’Oltralpe, più di quanti se ne sono verificati nell’intero 2022. Tra questi, vi sono offese verbali, graffiti, aggressioni fisiche e minacce di morte. Il caso più eclatante, comparso sui quotidiani di tutto il mondo, è quello delle stelle di David e di scritte antisemite dipinte sui muri di negozi e palazzi nel 14esimo arrondissement della capitale e in tre comuni nell’hinterland parigino. Il fatto risale a martedì 31 ottobre e la preoccupazione della comunità ebraica francese continua ad aumentare.

Nascondere la propria religione non protegge più”, racconta il 20enne David a France24 dopo una cerimonia in una sinagoga presidiata dalle forze armate. “Per questo gli ebrei si stanno sempre più ritirando all’interno delle proprie comunità. Vi è il desiderio di restare con persone che affrontano i tuoi stessi problemi”. Il giovane parla anche di un episodio accaduto ad alcuni suoi amici, seguiti e minacciati da un gruppetto di ragazzi.

L’emittente francese raccoglie altre testimonianze di ebrei che denunciano un cambiamento nelle loro vite a causa di questa situazione. “Dal 7 ottobre ho paura ad andare in quartieri o mercati arabi e musulmani. Prima non era così”, afferma un disegnatore di fumetti 36enne, rimasto anonimo. “Spesso parlo in ebraico al telefono, ascolto musica ebraica, scrivo in ebraico. Temo che mi si possa sentire o vedere mentre sono distratto e che questo porti ad attacchi fisici o verbali”. Una libera professionista di 47 anni, invece, si dice quasi spaventata dal fatto che “nel mio contesto lavorativo e sociale, semplicemente non si parla della guerra. E questo nonostante il fatto che nel mio gruppo di conoscenze si discuta spesso di politica. Sembra di essere in una realtà parallela”.

Ci sono anche coloro che rifiutano di cedere alla paura e continuano a vivere senza nascondere la propria appartenenza religiosa.

Joelle Lezmi, 70enne ex presidente dell’associazione sionista femminile Wizo e residente a Creil, ricorda il periodo della seconda Intifada (2000-2005): “Qui abitavano 400 famiglie di ebrei. Ora sono 35. Gli altri sono emigrati in parti diverse della Francia. Io mi rifiuto di avere paura e continuerò a vivere qui”.

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