Da giovane prodigio a killer, da killer a eroe noir del popolo: in poche settimane Luigi Mangione si è trasformato in uno, nessuno e centomila. Ora si dichiara "non colpevole" nella breve udienza presso la corte penale di Lower Manhattan. Mangione era incatenato e seduto quando si è avvicinato a un microfono per dichiarare la propria posizione.
L'aggravante che pende su Mangione
Fuori dal tribunale una folla di dimostranti, che hanno manifestato solidarietà al presunto killer, arrestato in Pennsylvania il 9 dicembre, cinque giorni dopo l'omicidio a sangue freddo di Brian Thompson. Un capo di imputazione singolare: Mangione è accusato sì di omicidio ma con l'aggravante del terrorismo, reato federale che potrebbe tecnicamente portarlo anche nel braccio della morte, nonostante nello Stato di New York la pena capitale sia stata abolita nel 2004. Sono le accuse federali quelle che potrebbero comportare la possibilità della pena di morte, mentre la pena massima per quelle statali è l'ergastolo senza condizionale.
Un bersaglio politico?
Il complesso intreccio di norme nate all'indomani dell'11 settembre sono alla base del capo di imputazione. Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg ha dichiarato che l'applicazione della legge sul terrorismo riflette la gravità di un "omicidio spaventoso, ben pianificato, mirato a provocare shock, attenzione e intimidazione". Intervenendo oggi, uno degli avvocati di Mangione ha detto al giudice che i funzionari governativi, compreso il sindaco di New York Eric Adams, hanno trasformato Mangione in un bersaglio politico, a discapito dei suoi diritti di imputato e compromettendo la giuria.
La promessa di un processo equo
In risposta alle critiche, il giudice Gregory Carro ha risposto di avere scarso controllo su ciò che accade fuori dall'aula, ma ha detto di poter garantire che Mangione riceverà un processo equo. Estradato dalla Pennsylvania a New York giovedì scorso, al suo arrivo indossava una tuta arancione, si è spostato in elicottero accompagnato da agenti di polizia pesantemente armati e dal sindaco di New York Eric Adams.
Il primo cittadino della Grande Mela ha detto che sperava di mandare un messaggio al sospettato: "Volevo guardarlo negli occhi e dirgli che ha compiuto questo atto terroristico nella mia città, la città che i cittadini di New York amano", ha spiegato Adams a una tv locale.
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