Kevin McCarthy non è più lo speaker della Camera degli Stati Uniti: e dunque, tanto tuonò che piovve. Con 216 voti a favore e 210 contro, ancora una volta al Congresso Usa si fa la storia. Con la votazione di ieri, che ne ha sancito la destituzione, la Camera è ufficialmente priva di guida: lo speaker ad interim, Patrick McHenry (North Carolina), ha sospeso i lavori per permettere ai due partiti di trovare un percorso condiviso e riconciliarsi. Ma fino a quando non verrà eletto un successore, la Camera è tecnicamente ferma. Qualcosa di gran lunga peggiore dello shutdown. Lo speaker silurato, nel frattempo, ha fatto sapere che non si ricandiderà.
La mozione di sfiducia contro McCarthy
Nelle ultime ore, le acque al Congresso degli Stati Uniti si erano fatte più torbide che mai. Soprattutto in seguito allo scampato shutdown che aveva placato l'ansia da paralisi amministrativa ma non quella politica. Soprattutto perché dagli scranni del Gop, la fronda fedele a Donald Trump aveva immediatamente chiesto la testa dello speaker della Camera. La giornata di ieri, infatti, si era aperta con Matt Gaetz, deputato repubblicano della far right, sponsor di una mozione per rimuovere il presidente della Camera dal suo incarico, riaccendendo una battaglia interna al partito. Nell'immediato l'ipotesi, tutt'altro che vaga, sembrava ancora non offrire certezze su come e quando si sarebbe proceduto alla sua analisi.
Nel corso della giornata la proposta di Gaetz ha preso tutt'altro destino, soprattutto perchè la Camera ha bocciato la proposta per rinviare la mozione di sfiducia, con 218 voti contrari e 208 a favore. I dem hanno votato compatti no. All'avvio della votazione, raggiunti già i cinque voti a favore della sfiducia da parte repubblicana, il destino dello speaker è apparso da subito certo. L'evoluzione della mozione è sembrata certa già dal voto dei primi cinque deputati repubblicani: oltre a Gaetz, si erano subito espressi pubblicamente contro "la creatura della palude" anche Bob Good, Andy Biggs, Eli Crane e Tim Burchett. Senza il sostegno dei democratici sono bastati alla detronizzazione i voti successivi di Ken Buck, Nancy Mace e Matt Rosendale. "McCarthy è stato destituito oggi perché nessuno si fidava più di lui, ha fatto troppe promesse controverse. Ora ci siamo tolti il dente, andiamo avanti con il prossimo speaker" è stato l'amaro commeto di Gaetz a votazione conclusa.
La destituzione di McCarthy getta Capitol Hill nel caos
Cosa accadrà adesso? Lo spettacolo che la politica americana continua a offrire di sè seguita a soprendere e deludere allo stesso tempo. Se da un lato, i democratici hanno resistito all'inciucio in salsa americana per salvare lo speaker e affossare il Gop, restano comunque prigionieri dei loro numeri. Il partito repubblicano, nonostante la maggioranza alla Camera, ha offerto una prova desolante in vista delle elezioni del 2024, soprattutto in fatto di ingovernabilità.
Ma quello che sta accadendo a Capitol Hill non è di certo slegato dalla guerra in Ucraina. Nelle stesse ore, il presidente Joe Biden ha chiamato i leader dei Paesi Nato e i vertici della Ue per coordinare il sostegno per l'Ucraina e rassicurare che gli aiuti continueranno "finché serve", dopo il panico generatosi prorio dal provvedimento che ha evitato lo shutdown. Ma l'ammiraglio Rob Bauer, il più alto funzionario militare dell'Alleanza, e il ministero della Difesa britannico hanno avvertito che le scorte di munizioni occidentali da inviare a Kiev si stanno esaurendo. "Non possiamo in nessun caso permettere che venga interrotto il supporto americano all'Ucraina. Sono in gioco troppe vite, troppi bambini e troppe persone", aveva messo in guardia Biden lunedì in una riunione del governo alla Casa Bianca, dove oggi il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby ha ammonito che "gli aiuti Usa all'Ucraina dureranno solo qualche mese" se Capitol Hill non agirà in fretta.
Perchè la sfiducia di McCarthy passerà alla storia
Per la prima volta in più di cento anni, la Camera del Congresso americano si è apprestata a mettere ai voti una risoluzione di questo tipo. Una mossa che rischia di sfociare nella paralisi politico-istituzionale: da quando è stata istituita nel 1910, solo due speaker hanno dovuto affrontarla e nessuno è mai stato destituito, sebbene nel 2015 il repubblicano John Boehner, dopo la mozione, decise di dimettersi, consapevole di non riuscire a unire i deputati del suo partito. Gaetz, oltre a puntare il dito contro il "flirt" tra McCarthy e l'opposizione, resta fermamente convinto dell'esistenza di un "accordo collaterale segreto" con Biden per continuare a finanziare Kiev con una legge ad hoc.
Ore d'attesa spasmodica anche per i democratici di Joe Biden, titubi sull'offrire una sponda a uno speaker che finora ha sabotato la loro agenda e aperto la procedura di impeachment, sebbene la tentazione di sparigliare le carte fra i nemici fosse fortissima. Il peggio, tuttavia, deve ancora venire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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