È il militare più decorato di Israele. Ha salvato ostaggi nella famosa operazione Isotopo e ad Entebbe. Ha organizzato la risposta di Tel Aviv al massacro dell’attacco terroristico di Monaco. Ma è stato anche primo ministro, politico di primo piano, uno di quelli che ha fatto la storia e stretto la mano a Yasser Arafat. Si chiama Ehdu Barak e ieri a Quarta Repubblica, intervistato da Nicola Porro, ha spiegato lo stato dell’arte dell’operazione militare a Gaza ma anche i rischi e le prospettive per quando Hamas sarà sconfitta.
Partiamo da un presupposto. Ehdu Barak non è un sostenitore di Benjamin Netanyahu, anzi. Considerava, e tuttora considera, la riforma giudiziaria varata dal premier israeliano un “golpe” a tutti gli effetti. Pensa inoltre che Bibi dovrebbe dimettersi e in un “Paese normale”, cioè non perennemente in guerra, forse lo avrebbe già fatto. È anche un sostenitore della soluzione “due popoli, due Stati”, non necessariamente così popolare in Israele. Tuttavia, da leader laburista, non capisce come i colleghi europei e americani, i liberal che oggi vanno nelle piazza pro-Palestina, non possano non capire che ciò che sta facendo Tel Aviv è “necessario”. “Si tende ad avere una memoria corta”, ha detto in diretta, “Israele ha subito un colpo durissimo” e "non possiamo più permettere che il nostro popolo vada a letto senza sapere se si sveglierà il mattino dopo”.
L’unico responsabile del disastro odierno si chiama Hamas. “Il 7 ottobre hanno massacrato in modo orribile dei civili e ora lo stesso stanno facendo con il loro popolo: nessun governo sulla terra potrebbe accettare il massacro avvenuto”. Israele vuole, anzi “deve, “colpire i vertici" dell'organizzazione terroristi che tiene "i cittadini di Gaza con la pistola puntata alla tempia e non consente loro di andarsene”. I civili morti nella Striscia, si stimano circa 10mila vittime, “sono stati uccisi da Hamas che li usa come scudi umani”. L’esempio dell’ospedale di Gaza City valga per tutto: “Il comando di Hamas si trova in un bunker lì sotto: non lo bombarderemo, ma penetreremo per uccidere chi ha commesso questo atto barbaro contro i nostri civili”.
Già, ma dopo? Una volta che Israele avrà eliminato “la capacità militare di Hamas”, cosa succederà? L’idea, sostenuta anche dagli Usa che con Antony Blinken stanno svolgendo una lunga opera diplomatica nel mondo arabo, è quella di consegnare la Striscia di Gaza ad una forza internazionale araba che riporti al potere l’Anp di Abu Mazen, già disponibile a farsene carico. Il che farebbe sorridere se il quadro non fosse mutato nel tempo: Barak, infatti, combatté proprio contro quell’Olp un tempo considerata terrorista e con cui ora si cerca un accordo. Ma la storia va avanti. E restano al momento discorsi prematuri.
Oggi, spiega l’ex premier israeliano, la parola va alle armi: “Non possiamo più consentire che Hamas possa operare dalla Striscia di Gaza - ha concluso - Siamo determinati e consapevoli che in guerra verseremo sangue e lacrime, ma anche se ci vorrà tempo distruggeremo Hamas e chi ha massacrato i nostri bambini. Non potranno farlo mai più”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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