Gli ostaggi, i morti e la bandiera nera: l'ombra dell'Isis dietro la rivolta nel carcere russo

I rivoltosi sono stati eliminati dalle forze speciali della Guardia nazionale. Il bilancio è di quattro vittime e altrettanti feriti

Gli ostaggi, i morti e la bandiera nera: l'ombra dell'Isis dietro la rivolta nel carcere russo
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Giornata di sangue in un carcere russo di Volgograd, 860 chilometri a Sud-Est di Mosca. Venerdì 23 agosto, quattro detenuti hanno ucciso altrettante guardie nella prigione di massima sicurezza Ik-19 di Surovikino, oltre a prenderne in ostaggio altre otto assieme a quattro altri prigionieri. In un video diffuso sui social, i rivoltosi hanno dichiarato la loro alleanza allo Stato islamico.

Uno di loro si è definito un mujahideen dell'Isis, mentre un altro ha affermato che le loro azioni sono una riposta al "maltrattamento dei musulmani" in tutto il mondo. I sequestratori avrebbero chiesto un riscatto di due milioni di dollari e un elicottero per volare in Georgia. Solo attorno alle 16:30 del pomeriggio italiane, le forze speciali della Guardia nazionale russa hanno lanciato un assalto nella colonia penale. Nell’operazione, durata circa mezz’ora, tutti gli ostaggi sono stati liberati. La Rosgvardia ha anche dichiarato che i suoi tiratori scelti sono riusciti ad eliminare i detenuti in rivolta.

I dettagli di quanto accaduto non sono molti e manca ancora chiarezza sulla dinamica di quanto accaduto. Per quanto riguarda le vittime, il Servizio penitenziario della Russia (Fsin) ha riferito che “i criminali hanno inflitto coltellate di varia gravità a quattro dipendenti del carcere, tre di loro sono morti. Altri quattro, che hanno resistito, sono stati ricoverati in ospedale, uno di loro è morto in ospedale”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, tre dei quattro rivoltosi erano stati condannati per traffico di droga, un altro per omicidio colposo durante una rissa.

Il governatore della regione Andrei Bocharov ha dichiarato che, oltre ai quattro morti, vi sarebbero altrettanti feriti ricoverati nell’ospedale del distretto centrale di Surovikino. Riguardo alle indiscrezioni secondo cui i rivoltosi sarebbero cittadini del Tagikistan e dell'Uzbekistan, Bocharov ha affermato che “non permetteremo a nessuno di provare a incitare la discordia etnica”.

Una prova, questa, di quanto il tema sia delicato dopo questo avvenimento e il massacro nella Crocus City Hall di Mosca del marzo scorso, durante il quale un commando di terroristi dell’Isis-K ha ucciso 145 persone.

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