Cinque poliziotti afroamericani pestano a morte Tyre Nichols. Il video choc

Le autorità hanno diffuso il filmato del pestaggio mortale di Tyre Nichols a opera di 5 agenti afroamericani della polizia di Memphis. Ma stavolta non c'entrerebbe il razzismo

Cinque poliziotti afroamericani pestano a morte Tyre Nichols. Il video choc

Non solo in Tennessee, ma anche nelle maggiori città del Paese, le forze dell’ordine hanno passato le ultime ore in fermento per preparare una risposta congiunta alle proteste che avrebbero seguito la pubblicazione dei video dell’arresto di Tyre Nichols. La violenza adoperata dai cinque ex-poliziotti di Memphis, già condannati per omicidio di secondo grado, è stata tale per cui il giovane fattorino afroamericano, inizialmente fermato per un normale controllo stradale, è morto dopo tre giorni di sofferenze in ospedale.

Come previsto, la pubblicazione del girato ha scatenato l’indignazione della popolazione americana, che si è riversata nelle piazze delle maggiori città del Paese per protestare e chiedere una riforma della polizia a livello nazionale.

L'attesa per il video

Nel corso degli accertamenti che hanno portato all’arresto degli agenti, le riprese erano già state viste da alcuni membri della famiglia della vittima e dai loro legali. Tra questi, l’avvocato Ben Crump aveva definito il video “atroce”. Ne aveva sottolineato la somiglianza con le azioni della polizia di Los Angeles, che nel 1991 avevano reso tristemente noto il caso Rodney King.

In quell’occasione, un videoamatore allertato dalle urla sotto la sua finestra era sceso in strada con la sua camera. Quelle immagini del pestaggio di un tassista nero da parte di quattro agenti erano state rimbalzate su tutti i canali nazionali, e avevano giocato un ruolo fondamentale nella condanna dei poliziotti. Più di 30 anni sono passati, e anche a causa di quell’episodio ora gli agenti di polizia sono obbligati a indossare la bodycam per filmare, se lo ritengono necessario, i loro interventi. Il dispositivo è pensato per garantire trasparenza nelle operazioni di applicazione della legge, ma come si può evincere da questa situazione, non è sufficiente a ricucire un rapporto di fiducia tra la cittadinanza e le forze dell’ordine che risulta gravemente deteriorato nella società americana.

Come anticipato dalle autorità, i filmati sono stati diffusi intorno alle 7:00 di sera americane (intorno all'una in italia) per dare modo ai negozianti di chiudere e mettere in sicurezza le proprie attività. I manifestanti però hanno cominciato a sfilare a Memphis, Atlanta, Washington e New York, anche tramite blocchi stradali, prima che si facesse sera. Molti di loro non hanno nemmeno visto i video, convinti che i fatti resi noti finora fossero sufficienti per fare appello alle autorità e chiedere maggior controllo sulla condotta della polizia.

Eccetto per i disagi creati dai blocchi stradali, e a differenza del passato, i cortei si sono mantenuti pacifici, com’era il desiderio espresso dalla madre della vittima che nelle scorse giornate, dichiarando di non voler nemmeno vedere il video, aveva esortato: "Io non l’ho visto, ma da quello che ho sentito, è orribile. Chiedo a tutti voi di protestare in pace. Non voglio vedere la nostra città in fiamme, le nostre strade messe a ferro e fuoco, perché non è ciò che mio figlio avrebbe voluto”.

Gli ultimi momenti di Tyre Nichols

Quelli che invece hanno scelto di vederli, i video, sono certamente rimasti turbati dall’aperta violenza messa in atto dalla polizia. Quattro diverse clip, provenienti da telecamere di sicurezza e dalle bodycam dei poliziotti stessi, mostrano i cinque agenti accanirsi inutilmente contro un Nichols inerme, che non oppone resistenza.

Il breve tentativo di fuga a piedi, che dalle dichiarazioni degli agenti sembrava inspiegabile, è più che giustificato ora che è possibile vedere le modalità in cui il “semplice controllo stradale” è stato effettuato dalla pattuglia Scorpion. Senza alcuna spiegazione, fermo a un semaforo rosso, la portiera dell’auto di Nichols viene aperta da uno dei poliziotti che poi lo trascina fuori e lo schiaccia a terra insieme ai colleghi, intimandogli di rimanere sull’asfalto. Il ragazzo a terra chiede più volte di mantenere la calma, ripete che è già sull’asfalto e chiede spiegazioni sul fermo, che però non gli vengono date.

"Sto solo andando a casa" dice più volte, trovandosi effettivamente a meno di due isolati di distanza da casa della madre. Concitati in maniera ingiustificabile, due agenti azionano il taser. Nichols si svincola e si dà alla fuga. Secondo gli analisti, è proprio quella breve fuga, che ha costretto la pattuglia a un inseguimento a piedi, che ha fatto infuriare i cinque agenti. E dalle riprese successive, si vede che il pestaggio messo in atto su un marciapiede poco più avanti, dove Nichols viene raggiunto, ha una connotazione di vendetta.

La colluttazione in cui i calci, pugni e manganellate al corpo inerme di Nichols proseguono ininterrotti per diversi minuti non ha nulla a che fare con un arresto. Non si vedono tentativi di mettergli le manette, né di farlo sedere nella volante per portarlo alla centrale di polizia (se non prima di doverlo raccogliere da terra privo di sensi). Sul giovane afroamericano schiacciato a terra viene spruzzato anche spray al peperoncino, che normalmente viene utilizzato per prevenire un’aggressione, ma non era questo il caso. Quel che invece si vede è un pestaggio punitivo, in cui i cinque poliziotti non applicano la legge, ma credono di impersonarla.

Una nazione sotto choc

"Killer cops have got to go", ovvero "i poliziotti assassini devono sparire" scandivano i cori durante le manifestazioni organizzate in tutto il Paese nella serata di ieri. La brutalità delle forze dell'ordine è l'unico focus della questione questa volta, dato che ad uccidere un ragazzo afroamericano sono stati cinque poliziotti afroamericani. Anche senza il fattore del razzismo, i simboli del movimento Black Lives Matter e i cartelli con su scritto "No justice, no peace" sono stati numerosi.

In seno al movimento sembra essersi aperto un nuovo dialogo sul razzismo sistemico che plasma anche gli agenti di colore che entrano nell'arma. In una dichiarazione ufficiale di Blm si sottolinea come i media si siano concentrati sul fatto che i cinque poliziotti responsabili fossero afroamericani. Si evidenzia però che il fulcro della questione è che chiunque lavori all'interno di un sistema che perpetua violenza approvata dallo Stato è complice nell'affermazione della supremazia bianca, e che l'assimilazione in un sistema che è "anti-nero" è una delle armi più pericolose derivate dalla stessa supremazia bianca.

La reazione di Biden è arrivata poco dopo la pubblicazione delle riprese. Il Presidente si è detto profondamente scosso, e si è unito alla richiesta della famiglia della vittima di non ricorrere alla violenza.

Nel pomeriggio di ieri ha incontrato RowVaughn Wells e Rodney Wells, la madre e il patrigno di Tyre Nichols, e si è impegnato con loro per convincere il Congresso ad approvare la legge "George Floyd" per il controllo della polizia, in stallo dal 2021 per mancanza di accordo tra i partiti su temi come il coinvolgimento sindacale e l’immunità qualificata.

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