Sotto i missili di Hezbollah. Mentre il resto del mondo non lo sa, o finge di non saperlo, Israele è sottoposta a un attacco missilistico incessante. Un assedio di razzi, potenzialmente letali. In genere poi neutralizzati dalla tecnologia dei sistemi anti-missilistici dello Stato ebraico, ma con costi altissimi. Finanziari ma anche psicologici.
Cosa significa, per un Paese, vivere sotto un lancio continuo di missili? E cosa significa trovarsi improvvisamente sotto il tiro di chi, armato, vuole ucciderti?
Lo ha provato oggi il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, che si trovava in Israele proprio durante un attacco proveniente dal Libano del sud: «Ero a Tel Aviv - ha raccontato - e mi ha chiamato un mio familiare, che abita a pochi chilometri di distanza. “Vai via subito! Qui suonano le sirene”. Qui no, ho risposto. “Quando scatta l’allarme qui, poco dopo suonano anche da a Tel Aviv”. E aveva ragione. Poco dopo abbiamo sentito il rumore assordante delle sirene, e ho visto ciò che non si può immaginare dall’Italia: le mamme che correvano spingendo i passeggini, le auto ferme in mezzo alla strada, gli autobus che hanno fatto scendere le persone a bordo, una persona disabile che aveva difficoltà a camminare, qualcuno che aiutava gli anziani. Una cosa mai vista. Terribile. Senza contare le condizioni in cui vivono le decine di migliaia di sfollati a causa di questi attacchi. Eppure di questo non si parla».
E non se ne parla perché Israele deve essere fatto passare per l’aggressore, e non per quello che è: la democrazia che si difende. Tutti i giorni, come oggi. I lanci sono partiti in due momenti diversi della giornata. Alle 10 e 25 del mattino e poi alle 15 e 30. Le foto parlano chiaro, purtroppo. In una delle immagini si vede un’auto col parabrezza sfondato.
Almeno 10 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il centro e il nord di Israele durante l’attacco di Hezbollah del mattino. Alcuni, ha comunicato l’esercito, sono stati intercettati, ma è stato segnalato l’impatto di almeno uno dei razzi nei pressi dell’aeroporto Ben Gurion, anche se non ci sono state segnalazioni di feriti o danni gravi. Le sirene d'allarme sono poi risuonate ancora, a Tel Aviv e in numerose città limitrofe, e nelle città vicine al confine con il Libano. Ed Hezbollah ha rivendicato l’attacco. Alla fine della giornata sono stati circa 120 i proietti lanciati oggi da Hezbollah in direzione di Israele a partire dal Libano.
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