La corte suprema svedese ha approvato l'estradizione in Turchia di un sostenitore autodichiarato del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) per reati di droga. La decisione della Svezia è arrivata in vista dei nuovi colloqui sull’ammissione del Paese scandinavo alla Nato, sulla scia di quanto fatto dalla Finlandia. Per la cronaca, è la prima volta che viene approvata l'estradizione in Turchia di un simpatizzante del Pkk in nome degli accordi necessari perché anche Ankara ratifichi l'adesione di Stoccolma all'Alleanza atlantica.
La mossa della Svezia
La vicenda riguarda il caso di Mehmet Kokolu, condannato nel 2014 ad Adana, in Turchia, per possesso di 1,8 kg di cannabis e condannato a quattro anni e sette mesi di carcere, oltre ad una multa. Il 35enne sostiene di esser stato messo in libertà vigilata per buon condotta e dopo aver confessato, e di essersi trasferito legalmente in Svezia nel 2018.
Tuttavia, secondo una decisione della corte suprema svedese pubblicata il 30 maggio, l'estradizione gli consentirà di scontare il resto della pena in patria, che secondo la Turchia consiste in due anni e sette mesi.
La stessa corte svedese non ha sollevato obiezioni al fatto che l'uomo, arrestato in Svezia nell'estate del 2022 su richiesta di giudici turchi, sconti il resto della sua condanna in un carcere turco, e non ha individuato incompatibilità al suo trasferimento con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Sarà ora il governo a decidere i tempi del trasferimento.
L’estradizione del simpatizzante del Pkk
Kokolu ha denunciato che il motivo reale della richiesta di estradizione è che è curdo e ha operato per gli interessi dei curdi. Fa parte del Partito popolare democratico (Hdp) e sostiene le milizie di difesa curde in Siria delle Ypg e il Pkk. Ha dichiarato che tra il 2009 e il 2012 è stato attivo come vicepresidente di una sezione giovanile dell'Hdp e di aver partecipato a diverse manifestazioni organizzate dal partito. Ha aggiunto di essere stato colpito al braccio durante le manifestazioni di Gezi Park del 2013 in Turchia e di aver subito abusi da parte della polizia.
L’uomo ha inoltre affermato di essere indagato per "propaganda di un'organizzazione terroristica" e "insulto al presidente turco" per i post pubblicati sui social media tra il 2019 e il 2020, post critici nei confronti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il suo avvocato turco, Abdurrahman Karabulut, ha detto alla Corte di aver ricevuto informazioni dall'ufficio di un procuratore a Konya che Kokulu era indagato proprio per questi crimini.
Obiettivo Nato
La Turchia ha rifiutato di ratificare l'adesione della Svezia alla Nato, adducendo alla presenza di persone accusate di legami con il Pkk all’interno del Paese scandinavo. Ankara ha fin da subito chiarito al governo svedese che avrebbe posto il veto all’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza atlantica, fin quando non sarebbero stati estradati in Turchia i presunti sostenitori del partito e altri dissidenti politici.
Soddisfacendo una richiesta chiave di Ankara, il parlamento svedese ha approvato una nuova legge entrata in vigore all'inizio di questo mese, che vieta le attività legate a gruppi fuorilegge. Secondo la decisione della corte suprema, la Turchia ha affermato che non ci sono piani per accusare Kokolu di crimini legati al terrorismo e di aver semplicemente chiesto che l'uomo rientrasse per scontare il resto della pena.
Intanto, nelle prossime ore il
ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom incontrerà il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. E la prossima settimana è in programma un nuovo incontro tra Svezia e Turchia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.