Lo specchio degli scacchi. Il mondo va a Oriente

Gli scacchi come metafora dell'esistenza, della storia che avanza, del mondo che oscilla tra Oriente e Occidente. In grado di misurare (e abbassare) la temperatura della geopolitica delle nazioni

Lo specchio degli scacchi. Il mondo va a Oriente
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Dalle pendici dell'Himalaya contese fino alla corsa spaziale, India e Cina sono entrate definitivamente nella competizione globale. E ora, dopo l'esito della finale dei mondiali di scacchi svoltasi di recente a Singapore, persino il gioco è diventato continuazione della politica con altri mezzi, fondendosi con la grande letteratura. Così il diciottenne di nazionalità indiana Gukesh Dommaraju- come nel celebre racconto Novella degli scacchi scritto da Stefan Zweig è riuscito a sconfiggere per 7,5 a 6,5 dopo tre settimane di combattutissime partite il campione in carica cinese Ding Liren. Non solo diventando il giocatore più giovane di sempre a conquistare il titolo, ma interrompendo - almeno nel campionato maschile - la potenziale e irresistibile ascesa della Cina sul tavolo da gioco «più violento

del mondo» sul piano psicologico. Dopo che sempre Ding Liren, l'anno precedente aveva battuto il russo Ian Nepomniachtchi, che a sua volta aveva sconfitto il norvegese Magnus Carlsen. Un evento storico dunque, più o meno come quando nel 1972, in piena guerra fredda, l'eccentrico americano Robert «Bobby» Fischer riuscì nella «partita del secolo» a battere il campione sovietico Boris Spasskij, e rompere il monopolio quarantennale della Russia.

Gli scacchi come metafora dell'esistenza, della storia che avanza, del mondo che oscilla tra Oriente e Occidente. In grado di misurare (e abbassare) la temperatura della geopolitica delle nazioni. Perché se è vero che oltre alle dispute territoriali e sportive, Cina e India competono dallo spazio all'industria passando per la demografia, è ancor più vero che esistono terreni e sfide profondamente comuni, in primis il contenimento della polveriera afghana. Le due nazioni infatti

non solo fanno parte, insieme alla Russia, dei Brics, il raggruppamento di potenze emergenti, ma sono inoltre riuscite a costruire un'interdipendenza economica per cui una non può fare a meno dell'altra - e viceversa - con un volume di scambi senza eguali. Solo nel biennio 2022-23 le importazioni indiane sono state pari a circa cento miliardi di dollari; e se le tendenze attuali dovessero persistere, potrebbero superare i 100 miliardi in questo.

Cooperazione che potrebbe estendersi sul terreno di gioco comune della tecnologia, con la necessità, dal loro punto di vista, di costruire un'intelligenza artificiale alternativa a quella sviluppata da Chat Gpt. Una convergenza indo-cinese che farebbe paura prima di tutto agli Stati Uniti.

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