Stretta della Cina sull'intelligenza artificiale: arriva la ChatGpt "socialista"

La bozza di regolamentazione del governo di Pechino punta a regolamentare la gestione dei servizi di intelligenza artificiale generativa in Cina, che dovrà rispettare i "valori fondamentali del socialismo"

Stretta della Cina sull'intelligenza artificiale: arriva la ChatGpt "socialista"

Una regolamentazione ad hoc per tutti i nuovi prodotti basati sull’intelligenza artificiale (Ai). La Cina introdurrà una sorta di "valutazione di sicurezza" alla quale dovranno essere sottoposte e conformarsi, ad esempio, le chatbot sul modello della statunitense ChatGpt. Soltanto una volta superata con successo l’ispezione di sicurezza, allora, i servizi saranno resi disponibili al pubblico.

La regolamentazione dell'intelligenza artificiale

La bozza, aperta alla raccolta di commenti e opinioni fino al 10 maggio, punta a regolamentare la gestione dei servizi di intelligenza artificiale generativa quando sempre più aziende cinesi, tra cui Alibaba, sono al lavoro sul rilascio di prodotti basati sull'intelligenza artificiale.

Per promuovere il "sano sviluppo" e l'applicazione standardizzata della tecnologia Ai generativa, la fornitura di prodotti deve "rispettare la moralità sociale, l'ordine pubblico e il buon costume e soddisfare i seguenti requisiti" come "i valori fondamentali del socialismo e non deve contenere sovversione del potere statale, rovesciamento del sistema socialista, incitamento alla divisione del Paese, minare l'unità nazionale, promuovere il terrorismo, l'estremismo, e promuovono l'odio etnico e la discriminazione etnica, la violenza, le informazioni oscene e pornografiche, le informazioni false e i contenuti che possono turbare l'ordine economico e sociale".

E ancora, oltre al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e l'etica aziendale e del non utilizzo dei vantaggi come algoritmi, dati e piattaforme per implementare la concorrenza sleale, "i contenuti generati dall'intelligenza artificiale generativa dovrebbero essere veritieri e accurati e dovrebbero essere adottate misure per impedire la generazione di informazioni false". Il fornitore, infine, si assume l'obbligo di proteggere le informazioni immesse all'utente e i registri di utilizzo.

La mossa della Cina

L'indicazione è emersa da una bozza di regolamentazione anticipata nelle ultime ore, senza indicazione dei tempi di approvazione da parte delle autorità di Pechino. In ogni caso, la traiettoria che intende seguire la Cina risulta già abbastanza chiara.

L'amministrazione cinese del cyberspazio ha pubblicato un documento contenente le "misure amministrative per i servizi di intelligenza artificiale generativa". Si tratta di un paper diffuso, l’altro, in una fase di grande fermento per le applicazioni di intelligenza artificiale anche sul mercato asiatico.

"Prima di fornire servizi al pubblico che utilizza prodotti di intelligenza artificiale generativa, è necessario richiedere una valutazione della sicurezza tramite i dipartimenti nazionali di regolamentazione di Internet", ha specificato il progetto di legge della Cyberspace Administration of China, reso pubblico per la raccolta dei relativi commenti.

Detto altrimenti, tutti i nuovi prodotti di Ai sviluppati in Cina dovranno essere sottoposti a un’attenta verifica prima di essere rilasciati, in un contesto di unità e veridicità.

I rivali cinesi di ChatGpt

Accanto a tutto ciò c’è una notizia che non dovrebbe passare in secondo piano. In Cina il gigante della tecnologia Alibaba ha annunciato l'intenzione di lanciare il proprio prodotto in stile ChatGpt chiamato Tongyi Qianwen. L’unità di cloud computing dell’azienda ha affermato che integrerà il chatbot nelle attività di Alibaba nel "prossimo futuro", senza fornire dettagli sulla sua sequenza temporale.

La società ha affermato che Tongyi Qianwen, in grado di lavorare sia in inglese che in cinese, sarà inizialmente aggiunto a DingTalk, l'app di messaggistica sul posto di lavoro di Alibaba. Svolgerà una serie di compiti, tra cui trasformare le conversazioni nelle riunioni in note scritte, scrivere e-mail e redigere proposte commerciali. Alibaba ha anche spiegato che sarà integrato in Tmall Genie, che è simile all'altoparlante intelligente dell'assistente vocale Alexa di Amazon. Da segnalare, inoltre, che il motore di ricerca cinese Baidu è già attivo nel settore delle chatbot, così come il gruppo Tencent.

L'annuncio della bozza di regolamentazione in Cina ha provocato un immediato calo delle azioni della cinese SenseTime Group, che alla vigilia ha presentato la sua nuova chatbot SenseChat e che dopo una partenza con il vento in poppa ha ripiegato sulla scia dell'annuncio fatto

dall'Autorità per il cyberspazio. Male anche il titolo Baidu, quotato ad Hong Kong. Il principale motore di ricerca cinese proprio il mese scorso aveva presentato al mercato la sua chatbot basata sull'intelligenza artificiale.

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