Stop a richieste d'asilo dalla Siria: cosa c'è dietro la decisione della Germania

L’Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati ha sospeso l'esame delle richieste di asilo provenienti da cittadini siriani. La decisione è stata presa a causa della situazione in Siria: "Difficile prevedere cosa accadrà"

Stop a richieste d'asilo dalla Siria: cosa c'è dietro la decisione della Germania
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L'Europa teme una nuova ondata di rifugiati dopo i recenti tumulti che hanno provocato la fine del governo di Bashar Al Assad in Siria. La Germania è stata la prima nazione a prendere provvedimenti preventivi. L'Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati (Bamf) ha infatti sospeso l'esame delle richieste di asilo provenienti dai cittadini siriani. La decisione, spiegano i media tedeschi, è stata presa a causa della situazione a Damasco, dove, secondo Berlino, è difficile capire cosa accadrà a livello politico. Nel dubbio, e in vista di un possibile esodo causato dalla nuova leadership che sostituirà Assad, la Germania ha dunque preferito mettere le mani avanti non essendo ancora possibile fare valutazioni serie in merito al futuro della Siria. Secondo le autorità, sono interessate 47.270 domande di asilo presentate da siriani e non ancora esaminate, di cui circa 46.000 sono alla fase iniziale.

Un ragionamento simile è stato fatto anche da Austria e Regno Unito. Il quotidiano Kronen Zeitung ha spiegato che tutte le procedure d'asilo in corso verso cittadini siriani dovrebbero essere interrotte, citando fonti del ministero dell'Interno. Vienna avrebbe iniziato a preparare "un programma di espulsione". "D'ora in poi tutte le procedure in corso saranno interrotte", si legge in un comunicato stampa del ministero dell'Interno. Sono quasi 100.000 i siriani che vivono in Austria e migliaia quelli che hanno presentato domanda. Il ministero degli Interni britannico ha annunciato di aver "temporaneamente sospeso" l'esame delle domande di asilo dei siriani in Gran Bretagna "mentre si valuta la situazione attuale".

Anche l'Italia si è aggiunta alla lista. "Il governo ha stabilito, analogamente a quanto fatto da altri partner europei, di sospendere i procedimenti circa le richieste di asilo dalla Siria", si legge in una nota di Palazzo Chigi al termine del vertice presieduto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni per valutare l'evoluzione della situazione in Siria. Nel decidere di mantenere la presenza diplomatica a Damasco - prosegue Palazzo Chigi -, l'esecutivo ha espresso profonda gratitudine a tutto il personale della sede diplomatica italiana. Il governo continuerà a seguire da vicino gli sviluppi, in stretto contatto con i principali partner regionali, europei e del G7.

Le mosse della Germania

Fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza in Siria, ha scritto lo Spiegel, il Bamf rinvierà le domande di asilo siriane. Per quanto? Non è chiaro. Certo è che il dibattito politico sulla permanenza dei siriani in Germania è in corso da tempo: diversi politici della Cdu si sono già espressi a favore del ritorno dei profughi nel loro Paese d'origine. I politici dei Verdi e dell'SPD hanno invece invitato alla moderazione vista la situazione poco chiara in Siria. In un contesto del genere, e in attesa di saperne di più, l'Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati ha insomma pensato di congelare qualsiasi richiesta di asilo proveniente da cittadini siriani. In Germania ce ne sono oltre 900.000 che, a partire dal 2014, rappresentano il gruppo più numeroso di richiedenti asilo del Paese.

Ma non è finita qui, perché Berlino ha anche messo in guardia dalla radicalizzazione in Siria dopo la rimozione di Bashar Assad. Il ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, citata da al-Jazeera, ha definito la caduta del leader siriano "un grande sollievo" per la popolazione del Paese dilaniato dalla guerra. "La fine del regime rappresenta per milioni di persone in Siria un grande sollievo", ha affermato in una lunga serie di post su X, aggiungendo "il Paese non deve ora cadere nelle mani di altri radicali, qualunque forma assumano". Il ministro degli esteri ha invitato le parti in conflitto ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti di tutti i siriani e ha sollecitato la protezione delle minoranze. Ha ricordato che Assad "ha assassinato, torturato e usato gas velenosi contro la sua stessa popolazione". "Deve essere ritenuto responsabile", ha aggiunto.

Nuova ondata migratoria in Europa?

La situazione in Siria potrebbe avere importanti ripercussioni sulla diaspora siriana in Europa, e in particolare proprio in Germania, che attualmente è il terzo Paese ospitante di rifugiati siriani al mondo nonché il più grande in Europa. Non è ancora chiaro se la caduta di Assad innescherà una nuova fuga di migranti o l'arrivo di un numero ancora maggiore di rifugiati a Berlino e dintorni, ha dichiarato a Funke Mediengruppe un portavoce del ministero dell'Interno guidato dai socialdemocratici (SPD/S&D).

Una volta che in Siria ci sarà una pace duratura, molti siriani "non avranno più bisogno di protezione e quindi non avranno più il diritto di restare in Germania", ha invece spiegato al Rheinische Post Andrea Lindholz, la principale parlamentare del partito dei cristiano-democratici per gli affari interni. Il cancelliere Olaf Scholz dovrebbe ora dichiarare pubblicamente che la Germania non accetterà più rifugiati siriani, ha aggiunto la stessa Lindholz, facendo eco alle precedenti richieste del partito.

È "troppo presto per vedere dove stanno andando le cose", ha ribadito il suo collega di partito Jürgen Hardt, responsabile degli affari esteri, aggiungendo che "ci aspettiamo che i rifugiati siriani in Germania tornino nel loro paese una volta che sarà stabile".

Il dibattito sui rifugiati siriani si è acceso in Germania quest'anno dopo che due richiedenti asilo respinti, uno dei quali siriano, sono stati accusati di aver commesso attacchi terroristici a maggio e agosto. Da allora, il ministero dell'Interno ha compiuto sforzi per rimpatriare i siriani le cui domande di asilo sono state respinte nel loro paese d'origine nonostante la guerra civile in corso.

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