Migranti, forze speciali, il dopo Assad. Le mosse dell'Italia in Siria

L'attenzione principale del governo Meloni è rivolta verso i circa 300 connazionali presenti in Siria. Tajani: "Situazione sotto controllo". Incognita migranti: l'Europa rischia una nuova ondata?

Migranti, forze speciali, il dopo Assad. Le mosse dell'Italia in Siria
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L'Italia monitora, ora dopo ora, l'evolversi della situazione in Siria. L'attenzione principale del governo Meloni è rivolta verso i circa 300 connazionali presenti nel Paese appena finito nelle mani dei ribelli anti Assad. La Farnesina ha fatto sapere che tutto, al momento, è sotto controllo e non ci sono preoccupazioni rilevanti. Alcuni cittadini italiani sono già riusciti a lasciare il territorio siriano, altri si trovano tra Giordania e Libano. "Siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario con iniziative nazionali e delle Nazioni Unite: tutti gli italiani sanno che l'ambasciata è pronta a organizzare l'evacuazione di tutti i nostri concittadini. Abbiamo delle richieste e faremo in modo che tutti coloro che vogliono lasciare la Siria lo possano fare nella massima sicurezza", ha spiegato il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani. In attesa di capire che cosa succederà a Damasco dal punto di vista politico, dopo la caduta di Bashar Al Assad, Roma - e con lei l'Europa tutta - sta iniziando ad interrogarsi sull'eventualità di dover fare i conti con una nuova ondata di migranti.

La situazione dei cittadini italiani in Siria

La preoccupazione numero uno del governo Meloni, come detto, è tutelare i centinaia di italiani presenti in Siria. A questo proposito Tajani è stato chiarissimo: "Essendoci una situazione molto complicata e con combattimenti in corso dobbiamo garantire la sicurezza delle persone. L'ambasciata è mobilitata per tutelare tutti i nostri connazionali". Anche perché, nelle scorse ore, un gruppo armato di ribelli è entrato nel giardino della residenza dell'ambasciatore d'Italia in Siria. "Non c'è stata violenza nei confronti né dell'ambasciatore e né dei carabinieri. Hanno portato via soltanto 3 automobili e tutto è finito lì", ha puntualizzato il ministro.

Gli uomini entrati nel giardino della residenza dell'ambasciatore italiano a Damasco "hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco contro un muro ma - ha spiegato Tajani - era più in segno di giubilo che altro. Non è stato toccato nessuno dei presenti, nè l'ambasciatore nè i carabinieri". "L'unità di crisi - ha proseguito il ministro degli Esteri - continua a lavorare in sintonia e in collaborazione con l'ambasciatore a Damasco che adesso è fuori sede in sicurezza però continua a lavorare per tutelare i nostri connazionali". Secondo quanto riportato dall'Ansa, che ha citato fonti del ministero della Difesa, le forze speciali e gli assetti strategici della Difesa sono in allerta per un'eventuale operazione di esfiltrazione del personale italiano rimanente nel Paese.

L'incognita dei migranti

Parlando della vicenda siriana, Tajani ha osservato che è ancora poco chiaro chi avrà la gestione della Siria. "Vedremo se sarà possibile parlare con le nuove forze che arrivano. Al momento ci interessa tutelare i nostri connazionali, dopo parleremo dell'assetto della Siria. Tutti oggi vogliono la stabilità", ha spiegato. L'Europa si augura tuttavia che non ci sia un peggioramento del clima, né l'insorgere di nuovi combattimenti che potrebbero alimentare il numero degli sfollati e dei profughi. Migranti che, in caso di scenari apocalittici in terra siriana, potrebbero abbandonare il Paese per raggiungere l'Ue attraverso la rotta balcanica o attraversando il Mar Mediterraneo.

La posizione dell'Italia

Per quanto riguarda il nucleo del dossier siriano, l'Italia sostiene la necessità di una soluzione politica. "Chiediamo di garantire la sicurezza di tutte le minoranze a iniziare da quella cristiana. Ho parlato con il nunzio apostolico a Damasco e gli ho ribadito il nostro impegno. Ho fatto sollecitazioni dirette al ministro degli Esteri turco" e "attraverso la nostra ambasciata a Mosca e a quella alle Nazioni Unite, anche alla Federazione Russa", ha spiegato Tajani.

Quello che vediamo è "conseguenza di quanto sta accadendo" a Gaza e in Libano, "abbiamo fiducia e sosteniamo l'azione e il confronto in corso a Doha con due riunioni distinte con il gruppo di Astana allargato ai Paesi arabi. Ci auguriamo che in quell'incontro" possa emergere "un accordo per una soluzione politica, per cui noi siamo fortemente impegnati e incoraggiamo tutte le parti a perseguire quest'obiettivo".

E ancora: c'è un "costante contatto fra i Paesi del G7" affinché ci sia uno scambio di informazioni e "posizioni il più possibile comuni per favorire una soluzione politica della crisi in Siria. L'Italia ha riaperto l'ambasciata a Damasco per poter essere presente e valutare quanto sta accadendo.

Il rischio che tutti paventano è una crisi umanitaria e un collasso migratorio" che creerebbe "problemi nei Paesi vicini ma non soltanto" e quindi "bisogna scongiurare un'altra crisi umanitaria e migratoria", ha concluso Tajani.

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