Il convoglio vecchio, la folla, il fornello. Oltre 370 persone morte sul treno in fiamme

Il 20 febbraio 2002, in un convoglio partito dal Cairo e diretto a Luxor, un'esplosione nel vagone ha causato un incendio di vaste dimensioni, uccidendo quasi tutti i passegger

Frame tratto da YouTube
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Sono le due di notte del 20 febbraio 2002, quando in un treno noto come il n. 832, che collega Il Cairo a Luxor, nell'Alto Egitto, scoppia un incendio nel quinto vagone, causando oltre 370 morti. Si tratta della peggiore tragedia ferroviaria egiziana. Quella volta il convoglio è più affollato del solito: i passeggeri si stanno ricongiungendo con le loro famiglie e parenti per festeggiare l’Eid Al-Adha, una delle ricorrenze religiose più importanti per i musulmani. Dunque, le persone a bordo sono molte di più rispetto alla capienza del treno. Il mezzo si trova vicino ad Al Ayyat, a circa 70 chilometri a sud del Cairo, quando una stufa a gas portatile, utilizzata illegalmente da alcuni passeggeri durante il viaggio, esplode. È cosa nota, infatti, che i passeggeri di terza classe usino fornelli per preparare tè e caffè durante i lunghi tragitti verso l'Alto Egitto, che durano più di dieci ore.

L'inferno nei vagoni

Pochi minuti dopo, le fiamme raggiungono rapidamente i vagoni adiacenti. Il fuoco è alimentato dai materiali infiammabili presenti all'interno delle carrozze, tra cui sedili imbottiti e bagagli dei passeggeri. Nell’inferno che si è scatenato - racconteranno alcuni superstiti - si sentono le urla disperate di adulti e bambini, persone che gridano aiuto, e che, presi dal panico, cercano disperatamente di fuggire dalle fiamme. Molte delle porte e delle finestre, però, sono bloccate o difficili da aprire, alcuni passeggeri riescono a sfondare i vetri di alcuni finestrini e si lanciano. Dal momento che il conducente e le vetture posteriori non hanno dispositivi per comunicare, il macchinista non si accorge immediatamente di quanto stia accadendo e continua a viaggiare per altri dieci chilometri. Ignora che alle sue spalle, in un apocalisse senza scampo, molte persone si aggrappano con tutta la forza che hanno alla vita, cercando di fuggire dalle carrozze affollate.

L'arrivo dei soccorsi

Al Ayyat disastro
Frame tratto da YouTube

Per i soccorritori non è facile raggiungere il mezzo perché al momento dell’incidente si trova in un luogo difficile da raggiungere. Quando arrivano, lo scenario che si presenta loro è catastrofico: fiamme e fumo nero ovunque, corpi carbonizzati ammassati sul pavimento e difficile da identificare, o rimasti incastrati nei finestrini durante i disperati tentativi di salvezza, aria tossica, irrespirabile. Il treno è vecchio e lento, utilizzato per lo più dalla fascia di popolazione più povera della zona, per questo motivo le autorità escludono sin da subito che a bordo ci possano essere dei turisti stranieri. Ad oggi si pensa che il numero dei passeggeri deceduto possa essere sottostimato, dal momento che il convoglio, al momento del disatro, è carico più del solito e non esiste un elenco completo delle persone a bordo.

Le indagini successive rivelano gravi carenze nelle misure di sicurezza ferroviaria nazionale e nella gestione delle emergenze. Viene evidenziata, in particolare, l'inefficacia dell'applicazione dei regolamenti sul trasporto di materiali infiammabili e la mancanza di adeguate uscite di emergenza sui treni. Il Primo Ministro egiziano, Atef Ebeid, alcuni ministri e alti funzionari si precipitano sul luogo dell'incidente, e poche ore dopo il Ministero degli Affari Sociali promette assistenza finanziaria alle famiglie delle vittime, pari a tremila sterline egiziane, e mille sterline per ogni ferito. In risposta al disastro, le autorità promettono una serie di riforme per migliorare la sicurezza ferroviaria, tra cui l'introduzione di nuovi regolamenti, la modernizzazione delle infrastrutture e l'addestramento del personale per la gestione delle emergenze. Tuttavia, la fiducia del popolo egiziano nei trasporti ferroviari rimane compromessa per lungo tempo. Inoltre, lascia l'amaro in bocca anche il fatto che, dopo l'incidente, il governo non dichiari il lutto nazionale.

Il macchinista Mansour Youssef, tra i sopravvissuti, ha rivelato che lui e il suo assistente, poco prima della partenza, avevano controllato i dispositivi dei freni in tutte le carrozze del treno ed entrambi erano stati rassicurati del loro funzionamento efficace. Purtroppo, però, la mancanza di un' adeguata sorveglianza ha reso inevitabile la tragedia.

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