Trump accusato di frode: richiesti danni per 250 milioni di dollari

Trump e i suoi figli sono accusati di frode: avrebbero gonfiato il valore degli asset per 3,6 miliardi di dollari. Il tycoon invoca nuovamente la "caccia alle streghe"

Trump accusato di frode: richiesti danni per 250 milioni di dollari
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Trump e i suoi figli Ivanka, Eric e Donald Jr. nuovamente nella tempesta: il giudice della Corte Suprema di New York, Arthur Engoron, ha stabilito che l'ex presidente è responsabile di frode, nell'ambito del procedimento civile intentato dalla procuratrice generale Letitia James.

Nuova accusa per Trump: frode

Il magnate e candidato del Gop avrebbe commesso frodi per anni mentre costruiva l'impero immobiliare che lo ha catapultato alla fama e alla Casa Bianca, fornendo per circa un decennio false informazioni finanziarie gonfiando il valore degli asset fino a 3,6 miliardi di dollari nei confronti di banche e assicurazioni. Il giudice ha anche respinto la richiesta di Trump di archiviare il procedimento giudiziario.

La richiesta di danni è per 250 milioni di dollari. Engoron ha ordinato che alcune delle licenze commerciali di Trump siano revocate come punizione, rendendo così difficile o impossibile per lui e i figli adulti fare affari a New York: lo stesso giudice ha annunciato che continuerà ad esserci una figura indipendente che supervisiona le operazioni della Trump Organization.

Trump si difende dal danno di immagine

Nell'immediato non è mancata la reazione dell'ex presidente alle prese di una nuova corsa elettorale proprio nelle ore in cui un nuovo sondaggio lo darebbe in testa di dieci punti su Biden nella battaglia verso il 2024. Riferendosi al più grande danno di immagine a danno dei suoi affari ha così commentato l'accusa sul suo social Truth: "È una grande compagnia che è stata diffamata e calunniata da questa caccia alle streghe politicamente motivata". A suo dire Engoron sarebbe un giudice "che odia Trump oltre addirittura la procuratrice generale Letitia James", scrive, lamentando la mancanza di una giuria e rivendicando la correttezza del suo operato. Tanto più, precisa, che le sue dichiarazioni finanziarie non comprendevano il "suo asset più pregiato, il mio brand" e recavano una "clausola che limita la responsabilità", una clausola in cui si invita a "non fare affidamento" a quanto in esse contenuto.

Per distogliere l'attenzione dai suoi guai giudiziari, l'ex presidente ha cercato di divergere l'attenzione dei media sul pericolo shutdown: se si arriverà alla scadenza del 1 ottobre senza un accordo sul bilancio, la colpa sarà tutta del governo e di Joe Biden. Così Trump ha esortato i repubblicani del Congresso a non cedere nel braccio di ferro, come invece hanno fatto, secondo l'ex presidente, per il tetto del debito.

"I repubblicani hanno perso alla grande sul tetto del debito, non hanno ottenuto nulla, ed ora temono che venga data loro la colpa dello shutdown", ha scritto Trump su Truth Social. "Sbagliato! Chiunque è presidente si prende la colpa, ed in questo caso Joe Biden l'imbroglione, il nostro Paese viene distrutto sistematicamente da estremisti di sinistra marxisti, fascisti e ladri, i democratici", ha poi aggiunto. L'ex presidente ha quindi esortato i compagni di partito ad insistere con le loro richieste e a lasciare che il "governo chiuda: "Chiudere i confini, fermare l'uso politico della giustizia e le interferenze elettorali - ha concluso - dobbiamo avere elezioni oneste: è venuto il momento che i repubblicani imparino a combattere".

Ore cruciali per Trump

Le nuove accuse arrivano in una fase molto importante in vista della campagna elettorale per le primarie. Oggi si terrà infatti uno dei primi grandi dibattiti elettorali interni al Partito Repubblicano: saranno sette i candidati alla nomination repubblicana alla Casa Bianca che parteciperanno al confronto che si terrà alla Ronald Reagan Presidential Library nella Simi Valley, in California. Trump, a cui i sondaggi attribuiscono oltre 40 punti di vantaggio sul secondo Ron DeSantis, ancora una volta diserterà l'appuntamento, preferendo andare in Michigan per un comizio con i lavoratori del settore automobilistico in sciopero, puntellando la campagna di Biden alle prese con i colletti blu.

Un appuntamento destinato quindi ad oscurare il dibattito degli avversari repubblicani. Oltre al governatore della Florida, ci saranno l'ex ambasciatrice all'Onu, Nikki Haley, l'ex vice presidente Mike Pence, il governatore del Nord Dakota, Doug Burgum, l'ex governatore del New Jersey, Chris Christie, il senatore Tim Scott e l'imprenditore Tim Scott.

L'ex governatore dell'Arkansas, Asa Hutchinson, non parteciperà perché non ha soddisfatto i criteri - almeno 50mila donatori singoli alla campagna ed almeno il 3 per cento in due sondaggi nazioni o negli stati che voteranno per primi alle primarie - imposti dal comitato nazionale repubblicano

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