Speaker della Camera cercasi. I colpi di scena non smettono di susseguirsi in quel di Capitol Hill, così come non smettono di sorprendere le boutade di Donald Trump.
Trump vuole diventare speaker: cosa sappiamo
L'ex presidente, infatti, ha annunciato dal suo social Truth che, dopo la destituzione di Kevin McCarthy, farà "tutto ciò che è necessario per contribuire al processo di selezione dello speaker della Camera, a breve termine, finchè non sarà fatta la scelta finale di un grande speaker repubblicano, uno speaker che aiuterà un presidente nuovo ma di grande esperienza, cioè io, a rendere l'America di nuovo grande!".
Fin qui una suggestione che rimanda a un banale "contributo politico"-come d'altra parte era probabile - alla scelta che sbloccherebbe le attività della Camera: egli stesso aveva aggiunto di volere qualcuno che "potesse aiutarlo una volta tornato alla Casa Bianca". Ma i rumor montanti ipotizzano che vi sia un interesse che va ben oltre la semplice contribuzione al consenso: Trump starebbe valutando una visita al Congresso la prossima settimana, per incontrare i repubblicani della Camera che dovranno scegliere il nuovo speaker.
A questo si aggiungono gli accorati appelli di alcuni fedelissimi del tycoon-tra i quali Troy Nehls, repubblicano duro e puro del Texas-pronti a fare come primo nome proprio quello di The Donald: caso strano, Nehls non è fra i membri del Gop che hanno contribuito a rimuovere McCarthy dalla sua poltrona.
Lo speaker può essere un esterno alla Camera?
La domanda sorge spontanea: Trump può candidarsi alla carica di speaker? La risposta è si. Il ruolo di guida e presidenza della Camera, infatti, permette che sul pulpito possa giungere anche una personalità che non possiede alcun seggio. Una possibilità, appunto, che tuttavia cozza contro la consuetudine: infatti, non è mai accaduto prima.
Il nome di Trump certo non viene fatto per la prima volta, visto che la sua candidatura venne avanzata anche in occasione della tribolata serie di votazioni che porto alla nomina del detronizzato McCarthy. Dalla sua, Trump avrebbe già dichiarato in pectore di non volersi candidare, preferendo di gran lunga proseguire la propria scalata verso la nomination Gop, in un momento di grazia all'interno dei sondaggi nazionali.
Interessanti, tuttavia, le reazioni all'interno del partito: Jim Jordan dell'Ohio, ad esempio, in qualità di possibile candidato alla carica di speaker, ha dichiarato che la nazione ha bisogno di Trump al 1600 di Pennsylvania Aveneue ma che, "se vuole essere speaker, va bene lo stesso". Ma più di qualcuno, tra consulenti e rappresentanti della vecchia guardia, è prontamente intervenuto, gettando acqua sul fuoco.
Le norme deontologiche del Gop sulla scelta dello speaker
La candidatura di Trump non è vietata nè dalla legge, tantomeno dalla Costituzione americana. E per il principio sacrosanto per cui "ciò che non è vietato, è permesso" potrebbe candidarsi. Tuttavia, egli, così come il Gop, contravverebbero ad una serie di regole etiche, riportate alla memoria di tutti da David Frum, ex collaboratore di George W. Bush Jr., chiamandosi dietro esperti, rappresentati e osservatori sulla stessa lunghezza d'onda.
Il richiamo va alla regola n.26 della Conferenza repubblicana della Camera per il 118° congresso. La disposizione deontologica in questione recita che "Un membro della leadership repubblicana deve farsi da parte se viene incriminato per un reato per il quale può essere inflitta una condanna a due o più anni di reclusione". Trump è alle prese, al momento, con due casi federali e due statali: in uno solo di questi casi-la violazione dell'Espionage Act-comporterebbe una pena massima fino a 10 anni.
Altre accuse, come la cospirazione al fine di ostacolare la giustizia, prevedono pene fino a 20 anni. Si tratta, ovviamente, di norme non cogenti, facilmente modificabili, senza alcun tipo di interazione o approvazione della controparte dem. Trattandosi poi della figura dello speaker, che a suo modo "dirige" l'intera Camera in qualità di funzionario, la sua figura esulerebbe dalle regole interne che solo e soltanto i Repubblicani si sono dati come autodisciplina.
Perchè è probabile che Trump non diventi speaker della Camera
Le ragioni per cui la scelta di Trump resta improbabile, tuttavia, sono più pratiche che legali. Innazitutto perchè, come già detto, la corsa per il 2024 avrebbe comunque la priorità. Ma anche volendo menare il can per l'aia, quello dello speaker è un ruolo altamente burocratico, fatto di precisione, incontri, report meticolosi, equilibrio e diplomazia. Ed è abbastanza evidente, nel Gop come nei democratici, che Trump non possiede queste caratteristiche.
Ma soprattutto, se si arrivasse a votare il suo nome, depotenziando altre candidature più "laiche" nel partito, sarebbe sufficiente un numero esiguo di franchi tiratori conservatori per divergere la scelta sul candidato democratico Hakeem Jeffries di New York. Un'ipotesi affatto peregrina, legata ai 18 rappresnetanti repubblicani provenienti da distretti ove, tre anni fa, vinse Biden.
Nel frattempo, il candidato Jordan, messo in ombra dalle voci di corridoio ha dichiarato: "Ho parlato con il presidente di questa e di molte altre cose, non voglio rivelare nulla ma ho avuto un ottimo colloquio con lui", rispondendo alla domanda sull'eventuale sostegno di Trump alla sua candidatura. Intervistato da NbcNews,ha sottolineato di essere stato d'accordo con la mossa di Matt Gaetz che ha finito per destituire McCarthy, ma si è dichiarato contrario con i colleghi di partito che ora vorrebbero punire il deputato della Florida con l'espulsione dal gruppo parlamentare.
"Non credo che sia necessario, abbiamo una maggioranza di appena 4 seggi - ha detto l'esponente della destra estrema repubblicana - Matt è un deputato di talento, non sono d'accordo con quello che ha fatto, ma è un importante membro del partito, dobbiamo rimanere uniti".
Il voto all'interno della conferenza repubblicana per il nuovo speaker è previsto per il prossimo mercoledì, al momento oltre a Jordan, ha formalizzato la sua candidatura l'attuale leader della maggioranza, Steve Scalise. Anche Kevin Hern, presidente della Commissione studi repubblicana, ha lasciato intendere di potersi candidare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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