Usa, crisi nera fast food. Il menu da 5 dollari di McDonald’s è un mezzo autogol

La scelta del famoso fast food di offrire un menu economico si è rivelata un boomerang quando la gente si è accorta che si trattava di una promozione di un solo mese. Nel frattempo i fast food stanno diventando un lusso per molte famiglie americane, colpite pesantemente dall'inflazione

Usa, crisi nera fast food. Il menu da 5 dollari di McDonald’s è un mezzo autogol

Parlare di America, per molti, vuol dire parlare di fast food. La storia d’amore tra gli Stati Uniti e gli hamburger sembra però entrata in una crisi irreversibile. Sempre più americani, infatti, decidono di evitare la classica fermata in una delle tantissime catene di fast food che si trovano ovunque negli Stati Uniti. Non lo fanno perché preoccupati per il colesterolo o per il diabete, però: semplicemente non se lo possono più permettere. Il problema è talmente serio che McDonald’s ha deciso di lanciare un menu da 5 dollari per convincere i clienti a fermarsi nei suoi fast food, sempre più costosi per le fasce basse della popolazione. La mossa, però, si è rivelata un mezzo autogol.

Cibo veloce sempre più caro

Anche se basta una visita ad un supermercato per rendersi conto che problemi del genere sono presenti anche in Italia, l’inflazione dei generi alimentari negli Stati Uniti è ben più seria, tanto da creare enormi problemi ad ampie fasce della popolazione. Se i dati ufficiali diffusi dal Dipartimento del Lavoro parlano di un +3,4% su base annua, l’impatto che la spesa settimanale ha sui portafogli di molte famiglie americane è sempre più devastante, tanto da convincere molti di loro a cambiare abitudini. Secondo un’inchiesta della società Conference Board, chi guadagna meno di 50mila dollari lordi all’anno sta già tirando la cinghia: il 44,8% delle persone eliminerà le cene fuori casa, il 31,5% ridurrà le spese per i vestiti, il 31% i costi per l’intrattenimento mentre il 23% pensa addirittura di cancellare le vacanze.

Chris Kempczinski McDonald's

Una situazione resa ancora più pesante dalla vertiginosa salita dei costi per mangiare fuori: se i dati ufficiali parlano di un aumento del 4,2% rispetto all’anno scorso, in alcuni stati le cose sono ben più gravi. Fino a non molto tempo fa mangiare da McDonald’s era vista come una scelta rapida ed economica: oggi, invece, ordinare un menu BigMac può costare più di 20 dollari, più del doppio rispetto a quanto costava solo 10 anni fa. Uscire con i figli e mangiare in un fast food, insomma, può costare quasi 100 dollari: troppo per il 65% delle famiglie americane che, secondo un sondaggio ordinato dalla Cnbc, vive paycheck-to-paycheck, ovvero senza avere da parte soldi per spese impreviste.

Un mezzo autogol

Dopo un calo consistente dei clienti negli Usa, la risposta a questa crisi di McDonald’s è stata di lanciare in collaborazione con CocaCola un menu economico: per soli 5 dollari si potrà portare a casa un doppio cheeseburger, quattro chicken nuggets, patatine piccole ed una bevanda piccola. Se la notizia era stata accolta con entusiasmo, quando si è venuti a sapere che si tratterà di un’offerta di un solo mese che partirà dal prossimo 25 giugno, le reazioni sulla rete sono state furibonde. La dichiarazione del Ceo Chris Kempczinski sull’intenzione di McDonald’s di “tornare ad offrire opzioni economiche” è stata pesantemente criticata online, considerato che la ditta di Chicago continua a vedere i propri profitti crescere anno dopo anno.

La reazione della rete non è stata affatto positiva: un utente di Twitter ha parlato di uno schiaffo in faccia ai clienti, considerato come fino a non molto tempo fa era normale pagare una cifra del genere”. Altri, invece, hanno fatto notare come la rivale Wendy’s abbia un’offerta simile allo stesso prezzo ma presente tutto l’anno nel menu. A complicare ulteriormente la situazione, il fatto che molti dei gestori dei fast food si sono rifiutati di partecipare alla promozione, visto che i propri guadagni sono già ridotti all’osso. In California, ad esempio, dopo l’aumento del salario minimo a 20 dollari all’ora, trovare il famoso menu a 5 dollari sarà praticamente impossibile.

La fine di un’era

La crisi non è limitata ai fast food ma all’intera industria della ristorazione: la catena di ristoranti di pesce Red Lobster, ad esempio, è vicina alla bancarotta ed ha annunciato pochi giorni fa l’intenzione di chiudere circa 50 ristoranti ma sono migliaia gli esercenti statunitensi che hanno già portato i libri in tribunale. Le conseguenze sulle prossime presidenziali potrebbero essere devastanti: se il presidente Biden parla al passato della crisi economica, buona parte dei nuovi posti di lavoro sono secondi o terzi lavori, necessari per sbarcare il lunario. Ai cittadini normali, insomma, interessano poco gli indicatori economici o le statistiche: alla fine del mese si ritrovano il portafoglio vuoto mentre fino a pochi anni fa avevano soldi da spendere.

Red Lobster

David Axelrod, stratega di Obama, è tra quelli che considerano l’economia il vero tallone d’Achille di Biden: specialmente tra le fasce più basse della popolazione, la rabbia cresce, tanto da gonfiare le vele del rivale Trump. D’altro canto, difficile non notare come si ottenga sempre meno per i propri dollari. Quando molti McDonald’s hanno iniziato a far pagare i clienti per riempire di nuovo i bicchieri per le bevande, le proteste sono state molto vivaci. La tradizione dei free refills è parte integrante della cultura americana ma un portavoce della ditta di fast food ha dichiarato a Business Insider che saranno i gestori a decidere se continuare o meno.

Considerato che molti di loro sono vicini al fallimento, le macchinette per riempire i bicchieri da soli potrebbero scomparire di qui a breve. Una scelta forse inevitabile ma che potrebbe segnare la fine di un’era.

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