Valencia, ira sui reali. Botte a Sánchez

Contestati il re Felipe e il premier. Fango e colpi di bastone. La regina in lacrime

Valencia, ira sui reali. Botte a Sánchez
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Santiago, 49 anni, ammette alla tv nazionale spagnola di aver gettato fango sul premier Pedro Sánchez e sul governatore Carlos Mazón, durante la visita di entrambi i leader in città. «Era un grido di rabbia contro la gestione nazionale e regionale. Il Re? Lo abbiamo risparmiato», aggiunge mentre piove sulla porta di casa sua. L'Aemet ha attivato l'allarme rosso a Valencia e gli agenti della Guardia Civil sono al lavoro per ispezionare l'area. Il fango che ha trasformato la Comunidad in una spaventosa palude è lo stesso che gli alluvionati hanno raccolto a manciate e scagliato ieri mattina contro i reali, il premier Sánchez e il governatore Mazòn. La visita a Paiporta, una delle località maggiormente colpite dalla Dana, si è trasformata in un plebiscito contro l'establishment spagnolo, nonostante buona parte della stampa locale abbia tentato di minimizzare sull'accaduto. I video in rete e le immagini non ammettono interpretazioni, così come la foto, iconica, di doña Letizia, la consorte di re Felipe, in lacrime e con il viso sporco di fango.

Nessuno è stato risparmiato da quella che i cittadini della Comunidad hanno ritenuto essere stata solo una passerella fuori luogo. Al grido asesinos, payasos e fuera, gli abitanti hanno circondato le autorità, per poi scagliare fango, pietre, e persino bastoni, uno dei quali ha colpito Sanchez. Gesto rivendicato in tarda serata dal gruppo di estrema destra Revuelta, associazione giovanile promossa da Vox in occasione delle proteste di Ferraz. La scorta del premier ha attivato il protocollo di sicurezza, trasferendolo in una caserma della guardia civil. Oltre al veicolo su cui viaggiava il primo ministro, altre auto dell'entourage ufficiale sono diventate il bersaglio di vandalismo, mentre il governatore Mazòn è stato preso a calci. Sul posto è intervenuta anche la polizia a cavallo, ma alla fine re Felipe, con atteggiamento empatico, ha percorso in maniera coraggiosa la tortuosa strada della conciliazione. Tv Aragòn, che è riuscita a intercettare qualche scampolo di dialogo, mostra i superstiti denunciare la lentezza dei soccorsi, «sono passati cinque giorni. Che cosa avete fatto per aiutarci? Nulla, andate via!». Re Felipe ha rassicurato i presenti promettendo che «le forze sono ovunque al livello che possono», e che quando arriverà il momento i responsabili pagheranno. È la frase che pronuncia prima di abbracciare due ragazzi con delle pale, «angeli del fango».
L'immagine del monarca sporco di melma a Paiporta vicino a questi giovani è rimbalzata in pochi minuti sui media di tutto il mondo. Alla regina Letizia non è andata altrettanto bene: ha provato ad avvicinarsi ad alcune ragazze, ma si è sentita rispondere «la gente muore, e tu vieni ora per cosa?», e anche «qui siamo già morti, tu non hai bisogno d'acqua, hai tutto!».

Dopo i fatti di Paiporta, la visita dei reali a Chiva, altra località messa in ginocchio, è stata rinviata. Felipe e Letizia erano attesi da centinaia di persone: inizialmente avevano fatto sapere di voler continuare con il programma previsto, ma dopo la durissima contestazione è stato deciso il rinvio. «È un disastro monumentale», ha detto il re durante le sue parole di ringraziamento ai servizi di emergenza. Felipe è stato chiaro nel chiedere che sia assicurata la presenza dello Stato in tutte le sue forme, in un velato messaggio di condanna alle autorità centrali e regionali. E ha mostrato tolleranza in un video spiegando che bisogna «comprendere la rabbia e la frustrazione» di coloro che sono stati colpiti dalle inondazioni che hanno fatto almeno 217 morti e tantissimi dispersi in Spagna. Il sovrano ha chiesto di «dare loro speranza e garantire loro che lo Stato è presente».

Intanto nelle zone colpite sono arrivati domenica altri 5mila soldati. Sono in tutto 7.

500 gli uomini dell'esercito impegnati nella ricerca dei dispersi, ai quali si sono uniti 5mila fra agenti di polizia e guardia civile mobilitati dal ministero dell'Interno, che si sono aggregati ad altri 5mila già presenti. Secondo le autorità è stata ripristinata l'elettricità per il 94% delle utenze, ma sono almeno 7mila le persone restano ancora senza luce e in migliaia senza acqua.

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