Mentre i civili palestinesi vengono usati come scudi umani da Hamas, i leader dell’organizzazione che giura di combattere per loro vivono all’estero nel lusso e gestiscono patrimoni miliardari. La corruzione endemica dei quadri dirigenti del movimento terroristico non è una novità. Nel 2019 Suheib Yousef, figlio di uno dei sette fondatori dell’organizzazione, è fuggito dalla Turchia e, dopo aver raggiunto una località sconosciuta in Asia, ha rilasciato un’intervista alla rete israeliana Channel 12, in cui ha denunciato i canali di arricchimento dei suoi ex superiori.
In particolare, l’allora 38enne ha affermato che uno dei compiti degli agenti di Hamas nei territori controllati da Anakara era intercettare i leader palestinesi in Cisgiordania e in altri Paesi arabi. “Lavoravano per interessi stranieri. Vendono le informazioni all’Iran in cambio di sostegno finanziario”. Il terrorista pentito ha affermato che una delle fonti d’arricchimento principale per i capi corrotti è un prelievo per ogni prodotto contrabbandato nella Striscia e destinato alla popolazione. “I leader di Hamas vivono all’estero in hotel eleganti e grattacieli di lusso”, ha attaccato Yousef. “Mi appello ai leader, incluso mio padre, perché si dimettano da questo movimento corrotto. Sono certo che anche lui sa come stanno le cose”.
Le sue dichiarazioni sono state solo il primo sguardo dietro le quinte di un mondo che, ad oggi, i media arabi hanno denunciato molte volte. Un esempio lampante di questa corruzione è il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, che dal 2020 vive nel comfort di Doha. Suo figlio Hazem Haniyeh ha ottenuto facilmente l’autorizzazione a uscire da Gaza nel luglio 2022, un fatto che ha scatenato sui social la protesta della popolazione bloccata nel territorio. Pochi mesi dopo, il sito saudita Elaph.com ha riferito che Maaz Haniyeh, altro figlio del capo, ha ottenuto un passaporto turco e si è trasferito a Istambul per gestire il vasto patrimonio immobiliare della famiglia, dal valore di circa 4 miliardi di dollari. Non è da escludere in questa situazione lo zampino del presidente Erdogan, i cui legami con Hamas sono molto stretti.
La rivista araba Al-Mallaja ha provato stimare le fortune di alcuni dei dirigenti dell’organizzazione eletti dal 2006: il numero due Musa Abu Marzuk dovrebbe disporre di due o tre miliardi di dollari, mentre l’ex capo politico Khaled Mashal avrebbe il controllo di circa quattro miliardi.
Cifre enormi, queste, guadagnate grazie a quasi vent’anni di tirannia su un territorio dove i finanziamenti e gli aiuti internazionali difficilmente vengono impiegati per la costruzione di infrastrutture utili alla popolazione o raggiungono coloro che ne hanno realmente bisogno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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