Per almeno un mese, la vita di Jj4, l'orso che ha ucciso il runner Andrea Papi, è salva. La vicenda giudiziaria segna un punto a favore degli animalisti ma la vittoria è ancora lontana. Il Tar di Trento ha accolto «in via interinale» il ricorso presentato da Lav e Lac per l'annullamento dell'ordinanza urgente di abbattimento dell'orso. L'11 maggio ci sarà un nuovo verdetto e si deciderà su un eventuale «esilio» dal Trentino. Nel frattempo ci sono alcuni elementi da chiarire prima di decretare la morte dell'animale, a cominciare dai referti sanitari sulle cause del decesso e sulla tipologia delle ferite trovate su giovane ucciso. Lo scopo è accertare l'effettiva pericolosità dell'orso. E d'accordo che la vicenda è intricata e ha alle spalle poca letteratura giuridica, ma restano irrisolte un paio di questioni. Uno: la popolazione degli orsi in Trentino è raddoppiata negli ultimi 10 anni e, al di là delle sorti di Jj4, resta un problema di convivenza. Due: già in passato il Tar di Trento era intervenuto per sospende un'ordinanza di abbattimento dell'orso ma il nodo giudiziario ora si è ripresentato tale e quale. Il 24 giugno 2020, il tribunale amministrativo si era pronunciato dopo l'aggressione sul monte Peller di due escursionisti, padre e figlio. Un'altra ordinanza per la cattura dell'esemplare era stata firmata da Fugatti l'11 agosto del 2020. Poi però il Consiglio di Stato, con giudizio monocratico prima e collegiale poi, ha sospeso anche l'ordinanza di cattura. «Quella del Tar è una reazione legittima e di buon senso che permetterà di individuare una soluzione ragionata» esulta la Lega anti vivisezione. È necessario capire di chi è la responsabilità: chi cioè non ha ben calibrato i rischi della reintroduzione degli animali nei boschi trentini. «Noi vogliamo giustizia da parte di chi non è riuscito a creare il giusto equilibrio quando è stato il momento» chiede Carlo Papi, il padre del runner. «Questo sistema non ha funzionato, purtroppo. Quanto fatto con il Life Ursus è sfuggito di mano» ha aggiunto la madre, Franca Ghirardini. A sostenere che la soppressione dell'orso sia necessaria è il direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), Luciano Sammarone: «Non è giusto uccidere un orso, ma è necessario per rispettare quel patto di convivenza in un posto dove gli orsi non erano più abituati a stare. Non mi permetterei mai di mettere in discussione la vita di un orso, ma un orso su 100 non fa la differenza soprattutto su una popolazione che in 25 anni da zero è passata a cento». Appunto. Un orso su 100.
«Il caso del runner ucciso rappresenta la punta dell'iceberg di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio - conclude Coldiretti - è ormai al limite considerato che in Trentino in circolazione ci sono anche 26 branchi di lupi o ibridi (erano 17 nel 2020) con intrusioni nelle aziende e allevamenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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