Franco Iachi Bonvin aprì il fuoco contro i rapinatori"facendosi giustizia da solo": questa in sostanza l'opinione del giudice di Ivrea Valeria Rey riportata nella sentenza di condanna a cinque anni di reclusione pronunciata ai danni del tabaccaio che la notte del 7 giugno 2019 sparò contro i i ladri in fuga dal suo negozio dopo averlo svaligiato.
Facendo fuoco con la sua Taurus calibro .357, Bonvin uccise il moldavo Ion Stavila il quale, con l'aiuto di altri due complici, stava in quel momento caricando su un furgone la macchinetta cambiamonete contenente circa 3mila euro sottratta nel bar proprietà dell'imputato, per quanto allora la gestione del locale fosse stata affidata a un'altra persona.
Nella sua sentenza, il giudice ha fatto leva sul pesante senso di frustrazione che avrebbe guidato le azioni del tabaccaio, più volte vittima di furti del genere:"L'imputato, quindi, gravemente turbato, frustrato e in stato d'ira perché lo stabile di sua proprietà era nuovamente oggetto di effrazione, aveva deciso di opporsi ai malviventi con l'arma da lui lecitamente detenuta", spiega Valeria Rey.
Il giudice, pertanto, sposa la tesi della procura della Repubblica di Ivrea, secondo cui il colpo esploso contro il moldavo che si trovava in cortile partì dall'alto, verosimilmente dal balcone del soggiorno di casa di Bonvin. Un'azione, quella del tabaccaio, ritenuta dalla Rey "non necessaria e non diretta a salvaguardare la propria o altrui incolumità. Nessuno infatti aveva minacciato né lui né i suoi familiari". La reazione dell'imputato, sempre secondo il giudice, non era da ritenere neppure utile, "perché le forze dell'ordine erano state informate dell'intrusione (era scattato l'antifurto) e se si l'imputato si fosse limitato a non fare nulla, nessuno avrebbe recato nocumento a lui, alla sua famiglia e alle sue proprietà".
In sostanza non è rilevabile alcuna legittima difesa, unica situazione che avrebbe potuto consentire all'uomo di aprire il fuoco. "Sarebbe stato commesso un furto in un immobile gestito da terzi", prosegue Rey, "Fatto che merita la massima disapprovazione, ma in relazione alla quale la condotta dell'imputato non era adeguata, perché vi erano altri strumenti, già attivati, meno dirompenti, per contrastare il furto".
Oltre ciò, scegliendo di&nb sparare verso il basso più colpi (tre o cinque) di notte, al buio, senza illuminazione artificiale e senza occhiali, il tabaccaio stava in un certo senso "accettando il rischio di poter
colpire mortalmente i malviventi, ciò che infatti avveniva". Pur non avendo voluto commentare la sentenza, gli avvocati del tabaccaio Mauro Ronco e Sara Rore Lazzaro, hanno già annunciato di voler ricorrere in appello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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