La Biblioteca Nazionale Braidense, che ha sede nello storico palazzo di via Brera 28, dove si trovano anche la Pinacoteca di Brera, l'Osservatorio astronomico di Brera, l'Orto botanico, l'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e l'Accademia di Belle Arti, ha messo in mostra, fino al 15 aprile 2023, una particolarissima collezione, appartenuta all’architetto e designer viennese Otto Prutscher e alle sue due figlie Helly e Ilse, successivamente alla nipote Beba Restelli che l’ha donata alla Biblioteca Braidense.
L’esposizione, a cura di James M. Bradburne, co-curatrice Lara Verena Bellenghi, catalogo Corraini Edizioni, ha per titolo “Un filo d’oro (1900-1938): la collezione Prutscher di libri viennesi per bambini”; in mostra libri per bambini e grafiche, 143 testi, 13 leporelli e 178 cartoline, immagini fantastiche, la magia delle vecchie fiabe di una Vienna vivace e colta tra il 1900 e il 1938; la Sala Maria Teresa sembra la sede naturale per questa raccolta, tra legni pregiati, lampadari a goccia in cristallo di Boemia e il ritratto dell’Imperatrice d’Austria dell’artista Agostino Comerio.
Spiega James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense: “Almeno dal 2015 la Biblioteca Nazionale Braidense si dedica ad attività educative per famiglie e bambini. Oltre alle mostre periodiche di libri d’artista per bambini, nel 2019, con il sostegno della Fondazione Allenora, la biblioteca ha creato uno spazio per la letteratura per l’infanzia e laboratori per ragazzi sulle arti del libro. Lo spazio ospita anche la collezione dei Cento Amici del libro e il Centro Internazionale di Ricerca sulla Cultura dell’Infanzia (CIRCI), fondato nel 2020, inizialmente creato per condurre ricerche sulla Collezione Adler di libri sovietici per l’infanzia recentemente acquisita dalla biblioteca, 257 volumi in russo, ucraino e yiddish raccolti dai giovani architetti Hans e Hedwig Adler durante il loro soggiorno in Russia dal 1930 al 1933”. Scrive inoltre negli approfondimenti: “La collezione di libri per bambini appartenuta a Otto Prutscher e generosamente donata alla Biblioteca Nazionale Braidense da sua nipote Beba Restelli, pur essendo altamente significativa, è più un’espressione del caso che di una volontà specifica. Capire i libri di Prutscher significa capire la Vienna di Prutscher, la sua storia, la sua geografia e le sue abitudini. La collezione è uno specchio della città, un intreccio complesso in cui i modelli di vita urbana sono inseparabili dalla cultura viennese – le arti, l’architettura, la musica e la danza”.
Erano gli anni della Vienna di Klimt, di Loos, di Hoffmann, di Freud e di Zweig. La città tra Ottocento e Novecento si racconta lungo il percorso espositivo anche attraverso la biografia del suo illustre e devoto cittadino Prutscher e degli amici artisti che vi hanno contribuito; una delle cartoline in mostra “Luna di miele a Venezia” è disegnata da Richard Teschner, così come una pagina strappata di un libro di fiabe con la classica strega dal mantello rosso a cavallo di una scopa, illustrato interamente da Arthur Rackham. In mostra anche oggetti prestati per l’occasione da Beba Restelli e in due vetrine, ceramiche, vetri e oggetti in oro disegnati da Otto, oltre a una serie di libri, strumenti indispensabili alla sua ricerca creativa e progettuale.
Scrive Beba Restelli negli approfondimenti: “I libri per bambini di Otto, Ilse e zia Helly, di undici anni maggiore della mamma, sono stati tra i primi ad arrivare a Como; poi, con la morte del nonno nel 1949, e la chiusura di casa e studio, sono arrivati tutti gli altri. Molti mi hanno accompagnato per la vita. E sono proprio i libri il filo conduttore, il fil rouge, della storia della mia famiglia materna: hanno viaggiato di casa in casa tra Vienna, Como e Milano per approdare infine a Brera, nella Biblioteca Braidense, in una casa definitiva, stabile e accogliente, che li accudisce e mette in mostra, a disposizione di lettori e studiosi, anche online”. E ancora: “Che cosa mi dicono oggi i libri della mia famiglia austriaca? Da una parte, mi fanno incontrare la Grande Storia, la Politica, l’Anschluss; dall’altra, mi fanno ritrovare le nostre piccole storie familiari con gli innumerevoli racconti della mamma su curiose vicende di parenti e amici. Ma soprattutto mi rimandano la passione per l’arte e per la musica nella quale sono cresciuta. La maggior parte dei libri della collezione è frutto di scelte personali: ai suoi la zia incollava spesso un ex-libris; alcuni sono firmati dallo stesso nonno Otto; altri provengono da regali e scambi tra professori e amici artisti con tanto di dedica”.
Otto Prutscher nasce a Vienna nel 1880, dove da adolescente si forma alla tecnica della lavorazione del legno e di seguito studia alla Kunstgewerbeschule sotto la guida di Franz Matsch e Josef Hoffmann, ma anche con Koloman Moser, Otto Wagner e Gustav Klimt. Aveva quindici anni quando visita Parigi e Londra, rimanendo affascinato dalla cultura e dall’arte dei luoghi e anche dalle influenze orientali e giapponesi del momento. Due anni dopo, nel 1897, nasce la Secessione, nel 1903 le Wiener Werkstätte fondato da Hoffmann e Moser, del quale Pritscher diventa un collaboratore, inoltre insegna alla Graphische Lehr- und Versuchsanstalt. Dal 1909 è professore alla Kunstgewerbeschule.
Sposa una donna ebrea e, quando nel 1938, anno che vede l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, decide di mettere al sicuro le figlie in Italia, insieme ai suoi amati libri, vicino Como, ma lui e la moglie non abbandonarono Vienna, superarono il conflitto; nel 1949 morì senza poter partecipare alla ricostruzione della sua amata città. Otto è considerato uno dei più grandi architetti progettisti del secolo scorso ma anche un eccellente designer, spaziando dal legno ai gioielli, al vetro, ai tessuti, ai mobili e all’arredamento.
Come scrive James M. Bradburne: “la risposta è tutt’altro che lineare, proprio come Vienna stessa. Esistono molti Otto Prutscher, tanti quanti i suoi volti nel tempo. L’ambizione principale che lo accomunava a un’intera generazione di artisti viennesi era quella di creare l’opera d’arte totale”.
In occasione della mostra Beba Restelli, allieva di Munari, dedica ai bambini quattro laboratori, “Non è tutto oro quel che luccica” e “Un mondo di segni” aperti a tutti, “Cos’è un leporello?” e “Minilibri da polso” con classi della scuola primaria e secondaria di primo grado; sempre alle scuole sono rivolti quattro incontri tenuti dal collettivo Libri Finti Clandestini, “Mi mandi una cartolina?” e “Sorprese mobili”.
La Biblioteca Nazionale Braidense è stata istituita nel 1770 dall’imperatrice austriaca Maria Teresa d’Asburgo, oggi appartiene allo Stato e dipende dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali del Ministero della Cultura. Lo scalone d’onore porta al maestoso ingresso ricco di legni in noce e radica e ornamenti, poi è tutto un susseguirsi di sale, quella a destra, Sala Maria Teresa, con scaffalature e ballatoio del Piermarini e gli affrechi che sovrastano di Gaetano Vaccani. Da qui si va nella Sala Gerli, in quella dedicata alla scrittrice Lalla Romano, alla Sala Cataloghi, Sala Manoscritti, Sala di Consultazione, la cui volta è sempre affrescata dal Vaccani e Sala Manzoniana, dello scrittore possiamo ammirare sopra la porta d’ingresso il bellissimo ritratto realizzato nel 1835 da Giuseppe Molteni e il mezzobusto in marmo dello scultore Francesco Confalonieri.
La Biblioteca conta 1.500.000 unità: 2.367 manoscritti, 40.000 autografi, 2.368 incunaboli, 24.401 cinquecentine, oltre 23.000 testate di periodici di cui 4.500 correnti, 5.200 stampe fotografiche anteriori al 1950, 50.000 negativi su lastra, 30.000 bobine di microfilm che riproducono 1.
300 testate di periodici, 120.000 microforms. Intensa è l’offerta di conferenze, presentazioni, eventi e convegni, inoltre ospita nei propri spazi conferenze, mostre, eventi culturali, in collaborazione con partners pubblici e privati.
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