Dalla Bocconi al vino d’Orvieto, invecchiato in orci d’argilla

Dalla Bocconi al vino d’Orvieto, invecchiato in orci d’argilla
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Avolte ci si forma nelle prestigiose aule dell’università Bocconi e poi improvvisamente si decide di imboccare una strada imprevista. Un po’ quello che è successo a Giulia Di Cosimo (nella foto), giovane ed elegante produttrice di eccellenti vini nella affascinante Orvieto, terra di Papi e celebre per gli affreschi del Signorelli (al quale ha dedicato una contemporanea etichetta creata con l’intelligenza artificiale), oltre che per il pozzo di San Patrizio. Dopo la laurea al rinomato ateneo ambrosiano, la Di Cosimo ha preferito dedicarsi ad Argillae, tenuta che il nonno, il Cavalier Bonollo, aveva acquistato nel cuore della verde Umbria a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ai piedi della iconica rupe di tufo.

Qui coltiva con tanta passione (e competenza) drupeggio, grechetto, malvasia, trebbiano toscano e altre varietà. Un’inclinazione, quella per l’enologia, che si è fatta viva ormai quasi una decina d’anni addietro, giusto in tempo per intraprendere un percorso verso la viticoltura biologica e varare il progetto delle anfore: gli orci di argilla (proprio come il nome dell’azienda, definita così per la forte caratterizzazione dei terreni) che affinano il vino delicatamente e generano il Primo d’Anfora (da vecchie vigne di quasi 50 anni) che ha conquistato con la vendemmia 2020, attualmente in commercio, gli autorevoli 3 Bicchieri del Gambero Rosso (e anche 95/100 di DoctorWine).

Ma anche il nostro palato che lo ha assaggiato con pesce crudo e, per essere più sicuro, coniglio alla ligure con pinoli, olive taggiasche, alloro e rosmarino. Di Cosimo grazie a un’attenzione minuziosa in campagna e in cantina è riuscita a produrre vini (principalmente bianchi) che hanno una significativa propensione all’invecchiamento e che, purtroppo forse ancora in contrasto con il luogo comune, rappresentano un’importante patente di qualità che dovrebbe rassicurare i consumatori.

Per questo motivo, da bere anche il Grechetto (vitigno emblema dell’Umbria) prodotto da Argillae da consumare subito (per i profumi), ma anche conservare gelosamente e assaporare negli anni, quando svilupperà sentori più complessi e minerali. Come solo i migliori vini.

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