Era finito a processo due volte (a distanza di anni) per non aver consegnato le cartelle esattoriali: invece di recapitarle ai destinatari, le avrebbe nascoste o buttate. Ma è stato assolto in entrambi i procedimenti giudiziari aperti nei suoi confronti, pur avendo ammesso di non aver compiuto al meglio il proprio lavoro di messo notificatore. E nel secondo caso (il più recente) è stato assolto perché nessun cittadino destinatario delle cartelle di Equitalia che avrebbe dovuto consegnare ha mai sporto denuncia. E così, nelle scorse ore, la Cassazione ha decretato l'assoluzione per un uomo di 42 anni di Reggio Emilia, chiudendo così una bizzarra vicenda risalente al 2014. Partendo da un antefatto: già una prima volta, circa vent'anni fa, il protagonista di questa storia surreale era finito in tribunale. Il motivo? Non consegnò mai le cartelle esattoriali che anche allora doveva recapitare e si giustificò dicendo di non aver trovato in casa i destinatari al momento della consegna. Il giudice per le indagini preliminari di Reggio, ad ogni modo, lo assolse per motivazioni tecniche.
Ma stando a quanto riportato dal sito Reggionline.it, a seguito di quella prima sentenza l'uomo non avrebbe solo continuato a lavorare come notificatore, ma avrebbe mantenuto anche il "vizio" di non consegnare gli avvisi. E il secondo procedimento nei suoi confronti riguarda per l'appunto gli episodi di mancata consegna verificatisi nove anni fa, quando la persona in questione consegnava cartelle di Equitalia tramite una società terza che aveva in appalto il servizio. In quel caso si sarebbe disfatto di almeno 43 cartelle, invece di recapitarle ai destinatari: le avrebbe abbandonate in un terreno dell'hinterland reggiano. A trovarle fu un passante, che le notò durante una passeggiata mattutina ed avvertì i carabinieri. E le indagini dei militari dell'Arma portarono subito all'individuazione dell'allora messo notificatore come principale indiziato, anche alla luce del precedente di qualche anno prima.
Il diretto interessato, dal canto suo, non avrebbe smentito le accuse: le avrebbe anzi confermate, dicendo di essersi comportato in quel modo perché non aveva voglia di lavorare. Una giustificazione che non gli aveva però consentito di evitare una condanna a quattro anni di reclusione, emessa in primo grado nel 2021. Un verdetto contro il quale l'uomo aveva presentato ricorso: secondo l'avvocato difensore, il reato di distruzione di corrispondenza è perseguibile solo in caso di querela, mentre in quel frangente nessuno dei 43 cittadini che non avevano ricevuto le cartelle esattoriali avevano deciso querelare l'ex-messo.
E se la Corte d'Appello nel 2022 aveva comunque annunciato l'avvenuta prescrizione, la Cassazione si è adesso espressa accogliendo in toto il nuovo ricorso del legale dell'imputato. Nel frattempo l'uomo ha cambiato mestiere, visto che a quanto sembra adesso fa l'agricoltore. Chissà però che non serbi un buon ricordo dei suoi anni da notificatore, specie alla luce di quest'ultima sentenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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