Campi Flegrei, la camera magmatica si riempie: cosa può succedere adesso

Gas e risalita di magma alla base delle scosse sismiche nell'area dei Campi Flegrei: ecco cosa può accedere secondo il parere dell'esperto dell'Ingv

Campi Flegrei, la camera magmatica si riempie: cosa può succedere adesso

L'ultima scossa di terremoto di magnitudo 2.3 nella zona dei Campi Flegrei, area molto vasta nei pressi di Pozzuoli, si è verificata alle 2.55 del 12 marzo ma è soltanto l'ultima di un trend che ormai va avanti con maggiore frequenza da alcune settimane. La "profezia" era già stata messa nero su bianco da uno studio del 2017 di cui ha parlato il prof. Giuseppe di Natale, vulcanologo dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) il quale ha spiegato che la sismicità di sei anni fa "era molto rara e di bassa magnitudo" ma che "sarebbe aumentata progressivamente: in numero ed in magnitudo. Oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1984" pur sottolineando che negli anni '80 il sollevamento del terreno era cinque volte più alto di oggi.

Cosa può succedere

Intervistato dal Corriere della Sera, l'esperto ha spiegato il suo punto di vista che non necessariamente è lo stesso dell'Istituto per il quale lavora ma si basa su anni di lavoro e ricerche: ecco perché è convinto che l'attività sismica continuerà fin quando il suolo continuerà a sollevarsi a causa della pressione che aumenta dal sottosuolo. "Personalmente speravo che sarebbe terminato una volta raggiunto il livello del 1984. Negli ultimi mesi invece abbiamo superato la quota massima del 1984, ormai siamo diversi centimetri più sopra". Di Natale spiega che si tratta del livello più elevato degli ultimi due secoli ma non si sa fin quando le rocce potranno resistere. "Non sappiamo con esattezza qual è il punto critico, di non ritorno. Ci troviamo dunque in una situazione non sperimentata prima".

La risalita del magma

Se recenti studi hanno dimostrato che una percentuale compresa tra il 20% e il 40% dell'anidride carbonica emessa nell'area dei Campi Flegrei proviene da sorgenti non magmatiche, tutta la parte restante, la più elevata, deriva quasi certamente "da un afflusso progressivo di magma più profondo nella camera magmatica principale, localizzata a 7-8 km di profondità", ha spiegato il vulcanologo. Affinché possa esserci una grande eruzione questa camera deve essere riempita ma non si conosce qual è il "punto di rottura" anche perché, questi processi di risalita del magna, possono durare anche migliaia di anni: il magna che viene da livelli più superficiali può dare origine a piccole eruzioni. "A mio parere, oggi non c’è evidenza della presenza di intrusioni magmatiche a bassa profondità", ha spiegato Di Natale.

Cosa fare con gli edifici

Cosa potrà succedere nel breve-medio termine, però, "non può saperlo nessuno. Possiamo dire solo con certezza che, finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare. Dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. Ma è chiaro che in futuro, anche a breve scadenza, non possiamo escludere che tali intrusioni non avvengano". Alla domanda di un'eruzione disastrosa entro i prossimi 100 anni spiega che è comunque "estremamente improbabile" anche perché il magma più superficiale tende a raffreddarsi e questo può inibire una forte eruzione.

I rischi per i centri abitati, però, riguardano soprattutto gli edifici che non sono messi in sicurezza e che vanno resi resistenti alla sismicità della zona "che sebbene non molto forte può causare danni ad edifici particolarmente fatiscenti e razionalizzare la rete viaria" oltre a dimunire la densità della popolazione che abita l'area dei Campi Flegrei.

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