Sulla statua in piazza Duomo la vernice non va via: 2 mesi di lavori e bando per il restauro

Il 9 marzo gli eco-vandali hanno imbrattato il monumento a Vittorio Emanuele II, a Milano, con vernice non idrosolubile e a distanza di un mese manca ancora la condanna del sindaco Sala

Sulla statua in piazza Duomo la vernice non va via: 2 mesi di lavori e bando per il restauro

I primi di marzo, i soliti volti noti hanno imbrattato il monumento di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo a Milano. A compiere l'azione sono stati gli stessi due che si sono resi protagonisti di almeno un altro episodio, la deturpazione della statua di Maurizio Cattelan in piazza della Borsa all'inizio dell'anno. Con la solita vernice colorata e gli estintori modificati, gli eco-vandali hanno preso di mira l'omaggio al re d'Italia nella centralissima piazza di Milano, il suo salotto buono, davanti agli occhi attoniti dei presenti. È passato oltre un mese da quell'azione e il monumento presenta ancora intatte le tracce del loro passaggio, tanto che il Comune di Milano sarà costretto a indire un bando per il restauro, visto che la statua è un bene tutelato.

Evidentemente, stavolta, la loro ignoranza sulla confusione del concetto "lavabile" e "idrosolubile" ha causato il danno che finora, può definirsi permanente. Infatti, gli elevati attivisti di Ultima generazione che si rendono protagonisti di queste azioni parlano sempre di vernice "lavabile" quando giustificano le loro azioni, sottolineando che si tratta di un tipo di colore che vien via facilmente. Peccato che "lavabile" significhi l'esatto opposto, ossia una vernice resistente all'acqua che, anche se lavata, rimane intatta. Probabilmente, al momento dell'acquisto non hanno trovato qualcuno che, intuendo le loro intenzioni, ha evitato loro l'errore e invece di dare loro la vernice "idrosolubile" che, quindi, si scioglie (e rimuove) con l'acqua, ha dato esattamente quanto da loro chiesto.

Il risultato è la necessità di un esborso molto oneroso da parte del Comune di Milano che, a spese dei contribuenti tutti, sarà costretto a indire un bando per il restauro del monumento, il cui basamento in marmo rischia di subire danni permanenti. Il semplice sistema di pulitura ad acqua, questa volta, non ha funzionato e si renderà necessario installare un vero cantiere, con tanto di ponteggi, per il ripristino dell'opera. Il che significa tempi lunghi e spese ingenti. E Beppe Sala? Tace. Il sindaco, che ha avuto 34 giorni per esprimere un pensiero in merito, non ha condannato chi ha deturpato gli arredi storici della sua città e non sembra nemmeno intenzionato a farlo. Un comportamento ben diverso rispetto al suo collega Dario Nardella, che ha alzato la voce e si è speso personalmente quando gli eco-vandali hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio.

Ma il sindaco di Milano ha sempre coccolato questo genere di personaggi, fanno parte di quelle piccole sacche di voti che Sala non si vuole inimicare insieme alla comunità lgbtq. "Questa è l'attenzione che la sinistra ha per la gloriosa storia della nostra città. A distanza di 2 mesi dai folli fatti, non solo il sindaco ambientalista non ha neanche condannato l'imbrattamento, non solo il monumento è rimasto nel medesimo stato pietoso in cui l'hanno ridotto, ma una consigliera del Pd è riuscita anche a giustificare in aula consiliare i delinquenti che l'hanno deturpato in nome dell'ambiente! Milano é la barzelletta d'Italia, anzi d'Europa. Insomma, si è vista una bella differenza tra il Sindaco Sala e il Sindaco di Firenze Nardella", ha dichiarato il consigliere della Lega Samuele Piscina, raggiunto da ilGiornale.it.

Intanto dal governo è arrivata la stretta per evitare altri episodi simili. Con le modifiche al decreto legge numero 14 del 20 febbraio 2017 e all'articolo 635 del codice penale, per chi ha riportato una o più denunce o è stato condannato (anche con sentenza non definitiva) per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, è previsto il divieto, per un minino di sei mesi ad un massimo di un anno, di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela. In caso di trasgressione, è passibile di multa che va dai 500 ai 1.

000 euro. Il disegno di legge targato Fdi inoltre punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni anche chi deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali.

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