Riti satanici in soffitta con il figlio e istigazione al suicidio: padre va a processo

Il pubblico ministero di Pistoia ha chiesto il rinvio a giudizio per un uomo di 50 anni, con l'accusa di istigazione al suicidio. Avrebbe iniziato il figlio ventenne al satanismo, inducendolo al suicidio

Riti satanici in soffitta con il figlio e istigazione al suicidio: padre va a processo
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Avrebbe iniziato il figlio al satanismo, inducendolo poi al suicidio. Queste le accuse rivolte ad un uomo di 50 anni residente a Pistoia, per il quale nelle scorse ore il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di istigazione al suicidio. Per una vicenda che risale ormai a cinque anni fa. Stando a quanto riportato dal quotidiano Il Tirreno, tutto iniziò nel 2018, quando il figlio del cinquantenne, un ragazzo di 20 anni, venne trovato impiccato nella soffitta di casa. E secondo quanto sospettato dagli inquirenti, il tragico gesto sarebbe stato una diretta conseguenza dell’opera di “proselitismo familiare” attraverso la quale il padre aveva avviato il giovane alle pratiche sataniste. A rafforzare questi sospetti, ci sarebbe oltretutto una lettera scritta dallo stesso ventenne poco prima di togliersi la vita. "Mio padre è satana, mi ha dato il dono dell’immortalità - si legge - quando mio padre mi disse se ero con lui, io risposi di sì. Gli chiesi perché morirò. Il perché è logico, mi devo sacrificare per lui. È colui che mi ha creato".

In un primo momento, al termine delle indagini portate avanti dai carabinieri di Quarrata (una cittadina dell'hinterland pistoiese, ndr) il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, pur condividendo la ricostruzione fatta dagli investigatori, aveva presentato al gip del tribunale di Pistoia una richiesta di archiviazione del caso, ritenendo non ci fossero prove sufficienti per sostenere la tesi accusatoria in un eventuale processo e per arrivare a una condanna. Valutata però la relazione conclusiva sul caso dei militari dell’Arma, il Gip ha respinto la richiesta del pubblico ministero, invitandolo a formulare il capo d’imputazione e a depositare la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di induzione al suicidio. L'inchiesta avrebbe accertato (attraverso delle intercettazioni ambientali) come fosse ben noto, nell’ambito familiare, che l'uomo si proclamava “satanista spirituale”.

Di più: secondo chi indaga, quest'ultimo celebrava i suoi rituali nella soffitta di casa ed aveva avviato al culto satanico anche il figlio. Quest’ultimo sarebbe stato assoggettato al volere del padre (che era arrivato a identificare con satana stesso) e al satanismo. Secondo gli investigatori inoltre, il padre sarebbe stato a conoscenza sia dell’intento del giovane che delle modalità con cui avrebbe messo in atto il suicidio: i particolari sarebbero stati indicati in uno scritto che il giovane aveva portato con sé quando, il 30 dicembre precedente, era andato a trovare il genitore in carcere.

Convinzione rafforzata dal fatto che, parlando con la moglie qualche giorno dopo il dramma, l'uomo avrebbe mostrato di essere a conoscenza di dove e di come il figlio si fosse tolto la vita, senza che qualcuno fra il personale penitenziario lo avesse informato a tal proposito. A breve dovrebbero quindi esserci ulteriori sviluppi.

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