"Mi ha dato la caccia, sfondava porte". L'orrore di Latina negli occhi di Desyrée

Il racconto straziantre della ragazza agli inquirenti e quei minuti interminabili prima di raggiungere il distributore di benzina per chiedere aiuto

Le vittime Renée Amato, 19 anni e Nicoletta Zomparelli, 46 anni
Le vittime Renée Amato, 19 anni e Nicoletta Zomparelli, 46 anni
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Un racconto straziante, fatto agli inquirenti con le lacrime agli occhi e quel senso di ansia e di terrore che pervade le sue parole nella ricostruzione dei fatti di quel terribile giorno che non potrà mai dimenticare: Desyrée Amato, 22 anni, riavvolge con dolore il nastro durante la sua deposizione, spiegando agli investigatori ogni dettaglio di quanto accaduto nel pomeriggio dello scorso martedì nel quartiere di San Valentino, a Cisterna di Latina.

La deposizione

"L'ho visto tornare verso la porta di casa con la pistola. Allora ho cominciato a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo e sono scappata", esordisce la ragazza. La madre e la sorella sentono le grida e tentano invano di mettersi in salvo. "Ha sparato prima a Renée, poi a mamma. Tanti colpi, quattro mi sembra di ricordare", specifica.

Una storia breve, quella con Christian Sodano, 27 anni, che aveva vissuto negli ultimi tempi una crisi ed era arrivata al capolinea."Lo volevo lasciare, lui non voleva", prosegue Desyrée. "Ci conoscevamo da nove mesi, più o meno, da cinque stavamo insieme, ma negli ultimi due le cose non andavano più bene e avevo deciso di lasciarlo". Ma Sodano non voleva accettare la fine del loro rapporto. La pistola d'ordinanza, con 17 colpi nel caricatore, l'aveva portata con sé, ma era rimasta inizialmente in macchina, puntualizza Desyrée:"Me ne sarei accorta. Aveva indosso una maglietta e l'avrei vista. Aveva anche un giubbotto e quando l'ho preso per darglielo non l'ho sentito pesante".

Le minacce

Appena 24 ore prima, al solo pensiero di essere lasciato, il 27enne maresciallo della Guardia di Finanza di stanza al reparto aeronavale di Ostia aveva reagito in malo modo. "È meglio se ci lasciamo", gli aveva detto la giovane, tentando di spiegargli che non c'era possibilità di proseguire con la loro relazione. "Faccio male a te e ai tuoi parenti. Poi mi uccido", aveva replicato Sodano, non nuovo peraltro a minacce del genere. Spaventata per quelle parole, la 22enne aveva tentato di ricondurlo alla ragione e lui si era scusato.

La decisione di porre fine a quella relazione era arrivata al rientro da un viaggio a Cuba a cui avevano partecipato due settimane prima Desyrée e la sua famiglia, lo stesso Sodano e alcuni amici degli Amato: durante quell'esperienza la ragazza aveva preso la sua decisione di porre fine a quel rapporto che non funzionava. E martedì doveva essere quel giorno."Gli ho detto che gli ridavo una maglietta e un anello che mi aveva regalato, per questo quando stavamo sulla porta sono rientrata, per andare a prendere la maglietta": un gesto che valeva più di mille parole. Era finita, e il finanziere lo aveva capito: da lì l'inizio del raptus.

Le ultime 24 ore

La notte prima, spiega la giovane agli inquirenti,"aveva dormito sul divano da noi. Ha perso i genitori e gli zii erano fuori, eravamo preoccupati per lui, che facesse qualche stupidaggine, per questo era rimasto a dormire". La famiglia, ad eccezione di Giuseppe Amato che non si trovava in casa, mangia insieme, e la situazione precipita intorno alle ore 17.00: Sodano rientra in casa con la pistola, Desyrée urla, la madre e la sorella accorrono e tutto accade molto in fretta: quattro colpi di arma da fuoco e le due cadono a terra esanimi.

La 22enne fugge in bagno e piomba nella disperazione per il dolore e il terrore: il finanziere prende a calci la porta e riesce a sfondare il riquadro basso. A questo punto la ragazza chiude gli occhi e aspetta la fine, ma Sodano inaspettatamente si ferma, si siede a terra e inizia a piangere. Approfittando di quel momento di esitazione, Desyrée si infila nel riquadro mancante della porta, sguscia di corsa davanti all'assassino e si chiude in camera della sorella, passando dinanzi ai corpi senza vita delle due vittime, immersi in un lago di sangue.

Anche stavolta Sodano riesce a entrare, ma nuovamente non apre il fuoco contro di lei: dopo aver appoggiato la pistola sul letto le dice : "Sparami tu". "A quel punto sono fuggita di nuovo, ho scavalcato la finestra, ho cercato di scappare con la Yaris ma non c'era il telecomando del cancello", spiega la giovane, "ho provato a scappare con la mia macchina, ma non c'erano le chiavi". Sodano riappare sull'uscio della villetta di famiglia, e la 22enne tenta di rifugiarsi dietro casa, all'interno del ripostiglio in cui è riposta la legna per il caminetto. "Esci, non ti faccio niente", dice Sodano mentre la cerca.

Con uno scatto repentino la ragazza raggiunge la recinzione, solleva la rete e passa al di sotto di essa, iniziando a correre senza mai più guardarsi indietro. Sente solo due spari e poi il rumore di un'auto che sgomma prima di ripartire.

Una volta raggiunto il distributore di benzina racconta tutto e chiede aiuto: il gestore le dà una coperta e la aiuta a nascondersi facendola entrare nel gabbiotto fino all'arrivo della polizia. È per lei la fine di un incubo ma l'inizio della grande sofferenza.

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