Davide Flachi, figlio dell'ex boss della Comasina Pepè Flachi, morto nell'estate del 2022, è stato condannato a 20 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni e truffe assicurative. Lo ha deciso la gup Natalia Imarisio accogliendo la richiesta dei pm della Dda Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, co-titolari delle indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano.
Le condanne
Davide Flachi era finito in carcere lo scorso settembre nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Dda su una presunta associazione per delinquere con traffici di droga e armi, frodi alle assicurazioni ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Processato in abbreviato, l'ex figlio del boss 'ndraghetista è stato condannato a 20 di reclusione. Con Flachi, difeso dall'avvocato Emanuele Gorpia, sono stati condannati anche i suoi complici: il cugino Santo Crea a 17 anni e 4 mesi, e Samuel Cimmarusti a 18 anni. Ha patteggiato una pena di 3 anni e mezzo Franco Terlizzi, ex pugile e concorrente dell'Isola dei Famosi, ritenuto dagli inquirenti prestanome di Flachi in quanto titolare fittizio di un negozio di articoli sportivi riconducibile al primo.
L'inchiesta della Dda
Si faceva chiamare "gigante" nonostante fosse di corporatura minuta. Evidentemente il soprannome era un riferimento al suo "curriculum professionale": droga, traffico di armi ed estorsioni col metodo mafioso. Per certo Davide Flachi ha seguito le orme (almeno in parte) del padre Pepè, l'ex boss del quartiere milanese Comasina morto di cancro un anno fa. Oltre al traffico di stupefacenti, vecchia attività di famiglia, Flachi junior ha tentato anche le strada delle truffe assicurative. A tradire lui e i suoi complici è stata una conversazione "bucata", come ricorda un articolo del giornalista Gianluca Fazzo, dall'Europol a marzo del 2021 su SkyEcc (una piattaforma di messaggistica istantanea ndr). Nelle chat di scambiano foto di armi e commenti su eventuali acquisti: "Me li porta un amico slavo - scriveva Flachi a proposito di una partita di Kalashnikov - me ne porta cinque, questo ci porta tutto quello che vogliamo". E poi l'intercettazione sullo stock di droga "fermo in Marocco": trenta chili per cassa a quattrocento euro al chilo.
Quanto basta alla Dda per chiudere il cerchio sulle indagini della nascente cosca. Lo scorso settembre, il pm Gianluca Prisco ha fatto scattare il fermo di 13 persone. Oggi le condanne per Flachi e i suoi due bracci destri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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