Michele Misseri è tornato a essere un uomo libero. Come annunciato nei giorni scorsi, questa mattina, domenica 11 febbraio, l'uomo ha lasciato il carcere di Lecce in cui si trovava detenuto per fare ritorno ad Avetrana (Taranto), quel piccolo paese in cui tutto è cominciato. Mentre Cosima e Sabrina, rispettivamente moglie e figlia di Misseri, continuano a scontare la loro pena per l'omicidio della piccola Sarah, "zio Michele" ha concluso la condanna a 8 anni emessa dal giudice per aver occultato il corpo della nipote in un pozzo.
Sono trascorsi 14 anni da quel terribile delitto. Sarah Scazzi è stata uccisa a 15 anni il 26 agosto del 2010. Un caso che ha fatto molto discutere, e di cui si parla tanto ancora adesso, perché Michele Misseri, che tante versioni ha fornito nel corso del tempo, continua a dichiararsi colpevole dell'omicidio della ragazzina. Finito dietro le sbarre del carcere di Lecce nel 2017, ha ottenuto la libertà un anno prima grazie a una riduzione della pena arrivata grazie alla sua buona condotta. Potrà festeggiare il suo 70esimo compleanno da uomo libero.
"Ho ucciso io Sarah"
Eppure Michele Misseri sente di non meritare questa libertà. Nel corso di un'intervista recentemente concessa a La Stampa, il 69enne ha dichiarato: "Sono stato io. Ho scritto tante lettere a Sabrina e Cosima chiedendo perdono ma non ho mai avuto risposta. Vorrei andare a trovarle in prigione ma non so se accetteranno. Voglio chiedere loro perdono guardandole negli occhi, spiegando perché le ho accusate".
Misseri ha fornito ulteriori dettagli relativi alla mattina del 15 ottobre 2010, quando venne arrestata Sabrina. "Mi portarono in cella due pillole, una bianca e una rossa, e un'ora dopo mi portarono ad Avetrana. Io non mi sentivo bene, sembravo un drogato e non riuscivo a spiegarmi bene, tanto che mi hanno fatto sedere su una sedia e mi hanno dato due panini e un bicchiere di aranciata. Mi hanno fatto tante domande, ma io ero confuso, c'è un video, andatelo a vedere come stavo. Ho accusato mia figlia ingiustamente, ma mia moglie non la ho mai accusata, come nemmeno mio fratello Carmine e mio nipote Cosimo, pace all'anima sua, che non c'è più", ha aggiunto. "Io non volevo uscire perché non è giusto, sono io il colpevole. Questa colpa mi fa stare male". E, ancora: "Quando ho accusato mia figlia nell'incidente probatorio, io avevo capito che dovevo dire che era stato un incidente, per questo ho detto che giocavano a cavalluccio e che Sarah era scivolata ed era morta", e "Mi hanno portato a dire cose che non volevo perché sono ignorante e mi hanno fatto passare da innocente, e mia moglie per una che mi comandava e che mi faceva mangiare gli avanzi".
I giudici, tuttavia, non credono alle parole di Misseri.
Il ritorno ad Avetrana
Stamani, accompagnato dal suo avvocato Luca La Tanza, il 69enne è salito su una Jeep Renegade bianca e si allontanato dal carcere. Per chi si è trovato in questi giorni ad Avetrana, nel Comune in provincia di Taranto si respira una strana atmosfera. C'è diffidenza, paura che una vecchia ferita possa riaprirsi e che possa reinstaurarsi una sorta di "turismo dell'orrore". A riprova di ciò, il sindaco Antonio Iazzi ha deciso di chiudere la strada che porta all'abitazione dei Misseri.
Misseri, al momento, non è tornato all'abitazione di via Deledda. Non sappiamo dove trascorrerà i primi giorni di libertà.
Pare che un amico sarebbe addirittura disposto a ospitarlo. Del resto, il 69enne non ha più la moglie Cosima e la figlia Sabrina ad attenderlo, mentre la figlia Valentina vive ora nel Nord Italia e i loro rapporti non sono quelli di un tempo.
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