Meteo, struttura del veliero e posizione in mare: i tre punti critici che hanno causato il naufragio di Palermo

Gli esperti stanno focalizzando la loro attenzione su tre elementi che avrebbero potuto causare l'affondamento del Bayesian

Meteo, struttura del veliero e posizione in mare: i tre punti critici che hanno causato il naufragio di Palermo
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Mentre poche ore fa è stato ritrovato il corpo di Mike Linch all'interno del veliero Bayesian affondato nelle acque di Porticello, molti esperti in materia si interrogano ancora su come sia stato possibile che un tale gioiello del mare e di tecnologia di 56 metri sia affondato come una barchetta qualsiasi in balia del maltempo. Sul "banco degli imputati" ci sarebbero almeno tre elementi fondamentali, tre concause, che insieme hanno provocato la tragedia: la tromba marina, la struttura dell'imbarcazione e lo scafo.

Le condizioni meteo

"La tempesta è arrivata all'improvviso, non l'abbiamo vista arrivare", avrebbe dichiarato martedì il comandante James Cutfield ai i pm della Procura di Termini Imerese come riferito dal Corriere della Sera. Se su questo punto c'è tutt'ora un forte dibattito, ossia sulla potenza del fenomeno atmosferico indicato da alcuni come una tromba marina e da altri come un tornado, al quotidiano ha detto la sua un pescatore di Porticello, Giuseppe Cefalù, che è stato tra i primi ad accorrere e prestare soccorso. "ll vento era fortissimo: non era normale, una tromba d’aria o un tornado. Una cosa simile qui non si era mai vista", ha dichiarato.

Se è vero che uno o più errori umano hanno innescato gli eventi negativi, il dibattito si sposta anche sui radar meteo fatti apposta per segnalare gli eventi e adottare in tempo le giuste contromisure: sui siti web se ne trovano alcuni che aggiornano ogni 5 minuti la situazione in una data area. "Il radar è lo strumento migliore, ma abbiamo controllato e la zona dell’incidente ha copertura radar discontinua", ha dichiarato Francesco De Martin, esperto di eventi meteo estremi dell'Università di Bologna. "Non è detto che abbiano potuto avere queste informazioni. Il radar anticipa di 10-15 minuti l’arrivo di un forte temporale, forse troppo poco per manovrare la barca e mettersi in salvo".

Cosa è successo con l'albero

Se la causa di tutto è stato il forte ed estremo maltempo che si è abbattuto a Porticello la notte della tragedia, gli esperti spiegano che da solo non può giustificare quell'affondamento: ecco che entrano in gioco altri due elementi forse determinanti. Il primo è l'albero di 75 metri: in un primo momento era stata diffusa la notizia che si fosse spezzato ma non è andata così, è assolutamente integro come hanno dimostrato i rilievi. Secondo il prof. Andrea Ratti del Politecnico di Milano, trovare il giusto equilibrio in qualsiasi imbarcazione è fondamentale a prescindere dalla grandezza. "L’albero serve per sostenere le vele e permettere la propulsione velica, ma con il vento entra in gioco anche una forza laterale che fa sbandare l’imbarcazione. Il bulbo, sorta di contrappeso che si trova sotto la barca, genera una coppia raddrizzante in grado di stabilizzarla", spiega al Corriere.

Insomma, che possa essere stata la struttura stessa del veliero a fungere da boomerang in condizioni meteo così difficili? Lo sapremo presto ma l'esperto Ratti sottolinea che una barca del genere "non va a fondo così velocemente senza una via d’acqua. Forse la rottura di zone finestrate, forse delle porte aperte... potrebbe aver imbarcato una quantità d'acqua importante".

La posizione dello scafo

Terzo punto critico ma non per importanza, anzi, forse il più importante che ha dato il via alla tragedia può essere stata la posizione del veliero secondo l'osservazione di Salvatore Cocina, dirigente generale alla Protezione Civile della Regione Sicilia, secondo il quale si sarebbe trovato "nel posto sbagliato nel momento sbagliato". Cosa si intende? Secondo le prime ricostruzioni potrebbe essere stato troppo vicino alla zona costiera, si fosse trovato un po' più a largo probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. A spiegarlo è anche un professore di fluidodinamica e computazione a Palermo, Rosario Marretta, che pur non avendo potuto vedere i documenti per adesso di uso esclusivo della Procura, ha osservato come sia stato possibile che nonostante "un bollettino meteo in forte peggioramento, la barca si trovava in piena notte a una distanza che non era quella di sicurezza dalla costa".

Tra le ipotesi al vaglio di chi conduce le indagini anche la possibile "secca delle Formiche", un'area in cui si sarebbe potuto incagliare il veliero anche se un altro esperto, Mauro Giuffrè del Giornale della Vela non propende molto per questa soluzione.

"Stando alle coordinate della secca e a quelle del tracciato del Bayesian disponibili su Marine Traffic, non ci sarebbe stata una collisione. Questa sì avrebbe potuto spiegare un affondamento veloce dell’unità, a patto però che la nave urtasse in modo violento, a velocità sostenuta".

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