Palpeggia una ragazza e la madre lo difende: "Dovresti essere contenta"

La donna ha giustificato l'azione delittuosa del figlio aggiungendo che la vittima avrebbe dovuto essere contenta "di essere stata toccata da un bell’uomo”

Palpeggia una ragazza e la madre lo difende: "Dovresti essere contenta"
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Un giovane ha molestato in pieno giorno una ragazza venendo perfino giustificato dalla madre. Per fortuna la vittima ha fotografato tutto, denunciando il fatto alla polizia. L'uomo si trova ora ai domiciliari con l'accusa di violenza sessuale.

La vicenda risale allo scorso 13 agosto. La ragazza, 22enne, era in attesa degli amici nel piazzale della Stazione di Pescara, quando è stata palpeggiata con veemenza da uno sconosciuto. Lui, un 31enne del luogo, incurante della gravità del gesto, ha sminuito l'accaduto parlando di uno scherzo. Di fronte alla legittima richiesta di spiegazioni ne è nata una discussione in cui l'uomo è stato spalleggiato dalla madre, nel frattempo arrivata sul posto.

La signora si è resa conto che la ragazza li aveva fotografati e, con atteggiamento di sfida, ha invitato la giovane a denunciare il fatto alla polizia, aggiungendo che avrebbe dovuto essere contenta "di essere stata toccata da un bell’uomo” e così giustificando, di fatto, l’azione delittuosa del figlio.

La vittima ha colto l'invito della donna chiedendo subito l'intervento della polizia. Al termine delle indagini, l'autorità giudiziaria ha ritenuto necessaria la misura cautelare degli arresti domiciliari per il palpeggiatore.

Il reato di violenza sessuale è disciplinato all'art. 609 c.p. e prevede la sanzione per qualsiasi atto sessuale privo di consenso.

La Corte di Cassazione, intervenuta più volte sull'argomento, ha stabilito che il reato comprende, "oltre ad ogni forma di congiunzione carnale, qualsiasi atto idoneo, secondo canoni scientifici e culturali, a soddisfare il piacere sessuale o a suscitarne lo stimolo, a prescindere dalle intenzioni dell'agente, purché questi sia consapevole della natura oggettivamente 'sessuale' dell'atto posto in essere con la propria condotta cosciente e volontaria". In altre parole è irrilevante, ai fini dell’integrazione del reato di violenza sessuale, se il soggetto attivo consegua o meno la soddisfazione erotica.

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