Sala e l'inutile liturgia ambientalista sulle domeniche a piedi

Sala e l'inutile liturgia ambientalista sulle domeniche a piedi
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Emergenza, tavoli di lavoro, misure più restrittive, polveri oltre i limiti... Saranno più di vent’anni che sindaci e assessori ripetono una litania che finisce sempre allo stesso modo: con una domenica a piedi e un blocco delle auto. «Ecologiche », «A spasso», «Green», le hanno chiamate nei modi più variopinti ma nulla cambia quando poi si confrontano i dati con quelli delle centraline antismog che spiegano che il rimedio sta altrove.

Ma la pratica è una cosa, l’ideologia un’altra. Quindi si procede. Il Comune, ha annunciato l’assessore all’Ambiente Elena Grandi, sta immaginando un sistema di domeniche a piedi a macchia di leopardo nei municipi «anche se siamo consapevoli che non riducono le polveri ma avrebbero la funzione di trasformare la visione di Milano da parte dei cittadini». E siamo alle solite, all’inutile liturgia della sinistra che ha il chiodo fisso di voler educare i cittadini su tanti temi, ambiente compreso. C’è sempre la voglia di salire in cattedra.

La domenica a piedi non serve a ripulire l’aria ma a spiegare come ci si deve comportare, cosa è giusto si faccia, quanto sia sostenibile usare bici, treni, camminare, come se non si sapesse già. Una crociata che punta ad imporre uno stile di vita sostenibile e «piacione». Senza contare che ci sono schiere di persone che per età, per lavoro, per condizioni di salute oppure solo perchè non ne hanno voglia avrebbero il diritto di muoversi come gli pare.

Sono più di vent’anni che si discute di tutto ciò, che si fanno i conti con un’aria che d’inverno diventa irrespirabile e che, quando non si sa che fare, si bloccano le auto. «Domenica è sempre domenica...» cantava Mario Riva al Musichiere negli Anni ’50.

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