Sanremo, reintegrato il vigile ripreso in mutande: "Un incubo durato 8 anni"

Nel 2015 Alberto Muraglia fu immortalato mentre timbrava in intimo il cartellino al Comune di Sanremo. Per quella foto fu licenziato finendo al centro di un'inchiesta: "Altro che furbetto, sono stato un impiegato modello"

Sanremo, reintegrato il vigile ripreso in mutande: "Un incubo durato 8 anni"
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"86 giorni agli arresti domiciliari, da innocente, e otto anni a difendermi nelle aule dei tribunali non li auguro neanche al peggiore dei miei nemici". Alberto Muraglia, il vigile che nel 2015 finì su tutti i giornali per aver timbrato il cartellino al Comune di Sanremo mentre era in intimo, è stato reintegrato al lavoro. Galeotta fu la foto che, per l'appunto, lo ritraeva con addosso slip e maglietta davanti alla macchina obliteratrice, diventata poi virale dopo l'operazione "Stachanov" della Guardia di Finanza. "Maledetto sia quel frame, fui accusato di aver timbrato e di essere tornato a letto", racconta il 61enne in un'intervista al Corriere della Sera.

La foto del vigile

Il blitz delle Fiamme Gialle portò a 43 misure cautelari e 196 dipendenti indagati. Tra questi c'era anche Alberto Muraglia che, per via di quella foto, nel 2016 fu licenziato dall'ente pubblico ligure. Le accuse nei confronti del vigile furono di truffa ai danni dello Stato e indebita timbratura del cartellino. "È stato scioccante, ho smesso di guardare la tv perché vedevo la mia foto in slip a reti unificate - ricorda Muraglia -e nel giro di poco la mia vita è cambiata: mi sono trovato senza lavoro e casa perché vivevo in un alloggio del Municipio in quanto distaccato al mercato annonario". Quel fermo immagine costò caro al 61enne che fu costretto a inventarsi un nuovo lavoro e cambiare casa: "Dovevo portare avanti la mia famiglia, - continua l'intervistato - mia figlia era adolescente e mi sono rimboccato le maniche aprendo un laboratorio di riparazioni".

"Ho timbrato in intimo per non perdere tempo"

A distanza di otto anni dall'accaduto, il vigile svela perché quel giorno timbrò il cartellino in intimo. "Stavo entrando in servizio. - precisa - Il mio alloggio distava 15 metri dall’ufficio e, alle 5 di domenica, andavo in borghese a controllare se c’erano auto da rimuovere per via del mercato. Se sì, chiamavo il carro-attrezzi e risalivo per indossare la divisa. Per non perdere tempo, quella volta ho timbrato in intimo". Il tempo gli ha dato ragione, ma anche la giustizia: "L'ho dimostrato esibendo i verbali e dei colleghi hanno testimoniato in mio favore".

L'assoluzione

Alla fine di un lungo e sfiancante procedimento giudiziario, nel 2022 Alberto Muraglia è stato assolto dall'infamante accusa di essere tra i "furbetti del cartellino". Il suo avvocato, Luigi Zoboli, spiega: "Penalmente è stato assolto sino pure in appello nel 2022; il licenziamento è stato impugnato ma, in primo grado, la tesi difensiva non è stata accolta mentre la sezione Lavoro della Corte d’Appello di Genova ora l’ha reintegrato con la restituzione degli stipendi arretrati da cui detrarre quanto ha guadagnato con il laboratorio".

Al vigile spettano circa 250mila di arretrati. "Altro che furbetto, - conclude Muraglia - a processo ho dimostrato che non mi erano state conteggiate 120 ore di straordinario . Dopo otto anni, mi è stato restituito l’onore".

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