Kata, si cercano tracce in 1500 telecamere. Ecco come funzionerà l'analisi dei filmati

Si controlleranno ore di video restituiti da 1500 telecamere tra il 10 e l'11 giugno. Ma come è stato spiegato a IlGiornale.it, i modernissimi software per il riconoscimento facciale saranno poco efficaci: non resta che fare l'analisi manuale

Un frame del video che riprende Kata all'esterno dell'hotel Astor prima della scomparsa
Un frame del video che riprende Kata all'esterno dell'hotel Astor prima della scomparsa
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Kata risulta ormai sparita dal 10 giugno, quasi due settimane fa. Giorni lunghissimi in cui i genitori, la comunità peruviana e le forze dell’ordine non hanno mai smesso di cercarla. La bambina di cinque anni, Mia Kataleya Chicllo Alvarez, è stata vista per l'ultima volta intorno alle 15 di quel sabato pomeriggio, dall’ex hotel Astor, nel quartiere Novoli, a Firenze. Ora però si vogliono setacciare le telecamere di sorveglianza di tutta la città. Un lavoro che probabilmente dovrà essere fatto a mano, con le immagini che verranno viste e analizzate a una a una, per via della qualità delle video-registrazioni che non sempre è ottimale, come in tutte le città.

Il maxi-pool delle immagini di sorveglianza

Si tratta di circa 1500 telecamere, un lavoro che potrebbe durare giorni. Come deducibile si tratta di un lavoro molto lungo, per il quale è stato incaricato il perito forense Michele Vitiello, insieme ad uno staff di 12 persone. Il loro compito ora sarà quello di raccogliere tutto il materiale ed analizzarlo. Nominati dalla procura, dovranno ora assisterla nell’analisi del materiale video e supportarla nelle attività d’indagine. Per adesso verranno analizzate le riprese del 10 e dell’11 giugno, cioè il giorno della scomparsa e il giorno successivo. Poi se necessario l’arco temporale verrà ampliato in un secondo momento. Per ora risulta esserci un filmato di una telecamera puntata su via Boccherini che riprende Kata alle 15:01 mentre rientra da sola nell’ex albergo e poi alle 15:12, quando sale le scale per salire al terzo piano e poi quando torna giù. Da lì non si hanno più tracce della bambina.

Il software per il riconoscimento facciale

Per l'analisi di materiale di questo tipo si può utilizzare da un lato il supporto di software di riconoscimento facciale in dotazione alle forze di polizia, il famoso "Sari" e, ovviamente, dall’altro il lavoro manuale. Il Sari - come è stato spiegato a IlGiornale.it - permette di comparare le fotografie di un certo soggetto, con una banca dati contenente tutti soggetti fotosegnalati per varie ragioni ed è utile in caso si abbia la foto di una persona a cui si vuole dare un nome e cognome, se questo è mai stato fotosegnalato. Se questi tipi di software possono essere utili in ambito civile, quindi più circoscritto, come aeroporti, stazioni e simili, dove si può controllare la qualità delle telecamere installate, per un contesto come quello della città di Firenze risultano meno adatti. Il motivo principale è che le telecamere utilizzate non sono sempre le stesse e dunque hanno performance differenti, cosa che rende il software meno efficace se le immagini sono sgranate o risultano comunque di bassa risoluzione. Non resta altro, dunque, che passare i filmati a mano.

Il racket degli affitti dell’ex hotel Astor

L’ex albergo era occupato ormai da tempo, tanto che una delle ipotesi principali attualmente al vaglio è che il rapimento di Kata sia riconducibile a una ritorsione legata al racket degli affitti.

La bambina viveva con la madre in una delle stanze dell’albergo, che vengono affittate a partire dagli 800 fino ai 1500 euro. “Cifre però troppo piccole per giustificare il rapimento di una bambina di cinque anni”, aveva spiegato il legale della famiglia, Filippo Zanasi, a ilGiornale.it.

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