Padova, morta in bagno un anno fa: non fu suicidio. Il marito incastrato dal cellulare

Fondamentale la registrazione effettuata dalla donna con il suo telefono in quella tragica notte

Padova, morta in bagno un anno fa: non fu suicidio. Il marito incastrato dal cellulare
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A poco più di un anno di distanza da quell'apparente tragico suicidio è finalmente emersa la verità: la donna moldava di 39 anni trovata esanime nel bagno della sua abitazione di Abano Terme (Padova) non si era tolta la vita come dichiarato agli inquirenti dall'ex marito 42enne.

Fu l'uomo, il 2 agosto 2023, ad allertare i soccorsi, riferendo al telefono che l'ex moglie, con la quale continuava a convivere anche dopo la separazione, si era rinchiusa in bagno e non rispondeva più. Come di consueto in casi del genere, erano stati gli stessi uomini del 118 a contattare i carabinieri: giunti sul posto, i militari erano stati costretti a sfondare la porta del bagno, che risultava chiusa dall'interno con un chiavistello. Il corpo senza vita della 39enne, rinvenuto in posizione rannicchiata all'interno del box doccia, fu subito esaminato dagli inquirenti, che riscontrarono una cintura stretta al suo collo. Sembrava in apparenza il gesto estremo di una donna disperata, provata dalla difficile situazione familiare che stava attraversando, a causa di un matrimonio naufragato da cui erano nate due bimbe. O per lo meno, questa era la versione fornita agli inquirenti dal coniuge.

Ciò nonostante ben presto è emerso un quadro del tutto differente, dato che i familiari, totalmente increduli per il presunto gesto estremo compiuto dalla 39enne, hanno parlato ai carabinieri delle grandi tensioni esistenti tra i due ex coniugi. Determinante, per gli investigatori, l'esito delle analisi tecniche condotte sullo smartphone della donna, rinvenuto durante il primo sopralluogo e subito sottoposto a sequestro.

Durante la notte tra l'1 e il 2 settembre, infatti, la vittima aveva azionato e tenuto acceso il registratore audio del proprio cellulare, riuscendo così a salvare sul dispositivo non solo tutte le fasi del suo omicidio, ma anche il piano messo in atto dall'uomo per far sembrare alle forze dell'ordine che fosse stata l'ex moglie a togliersi la vita. In realtà, quella tragica sera i due ex coniugi avevano avuto una furiosa discussione causata dalla grande gelosia del 42enne. L'uomo era entrato in azione nel cuore della notte, quando ormai l'ex moglie si era addormentata nel suo letto: sorprendendola nel sonno, l'omicida l'aveva strangolata con una cintura, provvedendo poi a trascinarla in bagno e mettere in scena il suo suicidio.

Le indagini condotte in loco hanno permesso agli inquirenti di comprendere come l'uomo fosse riuscito a chiudere la porta del bagno dall'interno e poi a uscire: ciò sarebbe stato possibile sfruttando un pannello centrale della porta stessa, molto facile da rimuovere e riposizionare.

L'uomo, accusato di omicidio con l'aggravante delle circostanze di minorata difesa della vittima e della relazione coniugale, per quanto non più in essere, è stato dichiarato in stato di fermo e ristretto dietro le sbarre della Casa circondariale di Padova. La procura della Repubblica ha richiesto il rinvio a giudizio lo scorso mese di luglio: l'udienza preliminare è fissata il prossimo 17 settembre.

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