La verità sul "saluto romano" di Musk, la bufala delle deportazioni e Trump: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: le inutili polemiche su Elon, le intercettazioni di Askatasuna e i Roberto Saviano

Elon Musk
Elon Musk
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- Se quello di Elon Musk è un saluto romano nel senso di mussoliniana memoria, io sono Topo Gigio.

- Non so quale sia la verità, se ha semplicemente aperto il braccio, se voleva richiamare la serie tv su Roma o altre giustificazioni simili. L’unica cosa certa è che né Elon né Trump sono “nazisti”. È una clamorosa bufala, smentita dai fatti. Come fai a definire fascista uno che è nato in Sudafrica ed è cresciuto negli Usa, che si definisce libertario, non disdegna le droghe, ha fatto figli in ogni modo, compreso l’utero in affitto? Suvvia. La verità è che vi sta sulle balle, ed è legittimo, ma l’unica categoria che conoscete in cui infilare tutti quelli che non la pensano come voi è “fascismo”. Siete noiosi.

- Qualcuno potrà obiettare: anche la destra, da Berlusconi in poi, ha sempre accusato la sinistra di essere “comunista” facendo una tragica semplificazione. Ma a cambiare è il modo. Il Cav lo diceva con tono ironico, canzonando i post-comunisti per la loro conversione, ma non ha mai delegittimato il loro diritto di rappresentare le milioni di persone che li votavano. Saviano&co, invece, ritengono che i “fascisti”, cioè tutti quelli che loro non riescono a digerire, non abbiano diritto di cittadinanza. E che dunque debbano essere “maledetti” o finire “in modo violento”.

- Le intercettazioni realizzate dalla Digos all’Askatasuna, il centro sociale antagonista e di sinistra, fanno sbellicare dal ridere. In pratica pare un covo di naziskin: se la prendono con i “negri”, considerano i bambini “neretti” alla stregua di cani, realizzano spedizioni punitive contro gli stranieri e considerano l’Africa “geneticamente” indietro visto che tutti l’hanno sempre conquistata. Ma scommettiamo che domani nessuno vergherà alcun editoriale per denunciare il razzismo del centro sociale più importante di Torino?

- Questa storia delle “deportazioni” di Donald Trump mi sta facendo impazzire. È una bufala. O meglio: è un trucchetto linguistico dei giornali italiani che lo utilizzano per farvi venire alla mente i treni nazisti. Ma “deportation” in inglese si traduce “espulsioni”, non deportazioni. Quindi The Donald non farà alcuna pulizia in stile hitleriano: semplicemente renderà più rapide le espulsioni che hanno messo in atto anche Biden, Kamala Harris e Barack Obama.

- Altrimenti

vogliamo usare il termine “deportazione”? Ok, allora usiamolo per tutti. Sappiate che Olaf Scholz, democratico e alleato di Elly Schlein, ha “deportato” 35mila persone in 2 anni. E tutti zitti.

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