"Come Skripal", la Cia rivela il piano di Mosca per uccidere negli Usa

Un'altra spia doppiogiochista era entrata nel piano di eliminazione dei sicari del Cremlino. Come Sergej Skripal, legato a doppio filo alla vicenda, anche Aleksandr Poteyev doveva essere assassinato per aver tradito Mosca.

"Come Skripal", la Cia rivela il piano di Mosca per uccidere negli Usa
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Mosca non ha mai concesso quartiere alle spie doppioggiochiste. Affidandole, presto o tardi, alle cure dei suoi sicari: gli specialisti dell'eliminazione alle dipendenze dei suoi servizi segreti esteri, l'Svr, o l'onnipresente servizio informazioni militare, il Gru. Soltanto una cosa aveva sempre "rispettato": la sottile linea rossa che separava il vecchio blocco sovietico da quello occidentale; non spingendosi mai troppo distante. Mai negli Stati Uniti, perché i giochi di spie, anche quando si stratta dell'assassinio - che non è essenzialmente un gioco - hanno i loro campi e i loro limiti. O meglio li avevano, perché la Cia ha diffuso informazioni riguardo l'esistenza di un piano che mirava a neutralizzare un ex funzionario dell’intelligence russa passato al nemico. Né più ne meno del destino che volevano offrire a Sergej Skripal.

Secondo quanto riportato dal New York Times, il nome dell'uomo da eliminare era Aleksandr Poteyev, informatore dell'Fbi e della Cia che è entrato nel mirino di un'operazione clandestina da portare a termine per mettere a tacere per sempre la gola profonda che rivelando informazioni segrete aveva bruciato la copertura di ben 11 agenti operativi russi, tutti stabilitisi sulle coste americane. Ognuno di loro si era creato una falsa vita, con una falsa identità e un lavoro ordinario di copertura dell'ambizioso progetto dell'Svr, il servizio segreto russo operante all'estero che voleva raccogliere informazione e reclutare nuovi agenti in loco. Dieci di loro furono arresti ed espulsi immediatamente dagli Stati Uniti. Innescando la consueta pratica del tit-for-tat : uno scambio di colpi come rappresaglia che attraverso espulsioni e allontanamenti "elimina" alti funzionari dell'intelligence, spesso coperti da ruoli diplomatici, tra Mosca e Washington.

Strano a dirsi, nel tentativo di ristabilire i rapporti tra Russia e Stati Uniti attraverso lo scambio di agenti e prigionieri, gli americani liberarono anche quattro spie detenute nelle carceri russe da "riportate nel blocco occidentale". Tra loro era proprio l’ex colonnello Sergej Skripal: riconosciuto colpevole nel 2006 di aver venduto segreti al Regno Unito e raggiunto dal gas nervino dai sicari dell'Unità 29155 del Gru, che glielo avevano recapitato per tentare di eliminarlo nel 2018. Primo forte segnale di un'escalation nel programma di eliminazione per vendetta di disertori e traditori pianificato dal Cremlino.

L'assassinio di Poteyev, che si è concluso con un fallimento, sarebbe stato tentato nel 2020 ma la sua pianificazione sembra essere iniziata nel 2016, quando le agenzie di informazioni russe dichiarano ufficialmente morto l'ex agente dell'intelligence condannato in contumacia nel 2011 per spionaggio. Di Aleksandr Poteyev si erano infatti perdute le tracce.

Tranquillizzato dalla dichiarazione, Poteyev, che nel frattempo era vivo e vegeto a Miami, aveva lasciato andare, sentendosi al sicuro e usando addirittura il suo vero nome per ottenere una licenza di pesca negli Stati Uniti. È allora che l'operazione clandestina dei russi, già impegnati sul fronte Skripal, prende forma costringendo uno scienziato che risiede in Messico, Hector Alejandro Cabrera Fuentes, a prendere parte all'operazione clandestina.

La situazione dello scienziato messicano si prestava infatti al ricatto: con due mogli, una in Messico e una bloccata in Russia madre di due figlie, Fuentes venne avvicinato durante un suo viaggio in Russia da un agente dei servizi segreto che lo avrebbe "esortato" in cambio di un accordo, ad affittare un appartamento a Miami Beach che sarebbe servito da base per un'operazione di spionaggio che lui stesso, spia improbabile, avrebbe dovuto portare a termine: fornire informazioni sull'automobile dell'ex spia doppiogiochista Poteyev. Esortandolo, allo stesso tempo, a non scattare fotografie. Inadatto al delicato compito affidatogli, Fuentes fallisce malamente, viene prima allontanato dal comprensorio dove si era stabilita la spia russa per condurre una nuova vita, e poi fermato alla dogana mentre cercava, frettolosamente, di tornare in Messico. Alcune foto della macchina di Poteyev - già controllato dalla Cia - verranno ritrovate sul suo telefono cellulare confermando il timore di servizi segreti americani che già temevano una caccia all'uomo. Arrestato e messo alle strette dai funzionari governativi, Fuentes confesserà tutto. Fornendo i dettagli del complotto e bruciando il piano dei russi che sembrano aver fatto troppo affidamento su un semplice bigamo spaventato.

Il risultato è l'immediata espulsione, nell'aprile del 2021, di 10 diplomatici russi incluso il capo del distaccamento dell'Svr nell'importante sede di Washington.

Alla quale Mosca risponde per le rime con l'espulsione di 10 diplomatici tra cui possiamo supporre il capo della Cia che funge da "ufficiale di collegamento" nell'ambasciata americana a Mosca. "Tit-for-tat", ancora una volta.

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