"È poco sicuro, fate i lavori". E il sindaco chiude il centro sociale

L'immobile che ospita il centro sociale "La Resistenza" di Ferrara ha bisogno di urgenti lavori di messa in sicurezza. E il sindaco di centrodestra ne ha disposto la chiusura, subordinandone la riapertura alla realizzazione degli interventi richiesti con costi a carico dell'associazione legata al centro

Il centro sociale di Ferrara
Il centro sociale di Ferrara
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L'immobile ha bisogno di lavori di messa in sicurezza, che dovranno essere economicamente a carico dell'associazione al quale il Comune allora amministrato dal centrosinistra ha concesso lo spazio. E fino a quando l'intervento non sarà stato ultimato, il centro sociale che ha sede nello stabile dovrà chiudere i battenti. Questo è quanto prevede l'ordinanza firmata pochi giorni fa da Alan Fabbri, sindaco di Ferrara, che riguarda gli spazi del centro sociale "La Resistenza". Già lo scorso marzo, l'amministrazione di centrodestra aveva puntato il dito contro il centro, annunciando la volontà di non rinnovare la concessione a seguito delle segnalazioni di episodi di degrado che sarebbero pervenute da alcuni residenti. E dopo gli ultimi sopralluoghi, il primo cittadino ha deciso di "non consentire a terzi l’accesso al locale temporaneamente e sino al perdurare delle condizioni rilevate - si legge nel provvedimento - e, comunque, fino ad avvenuto ripristino delle condizioni di sicurezza dello stesso".

Il motivo, stando a quanto emerge dall'ordinanza 2023-1069, è da ricercare in questo caso in molteplici criticità (anche strutturali) riscontrate all'interno dell'edificio, tali da rappresentare potenziali pericoli per gli utenti e per il quartiere in generale. "Gli impianti elettrici del fabbricato principale appaiono non adeguati né certificati e necessitano di urgenti interventi di manutenzione - si legge nel documento - i locali dell’edificio principale e i manufatti accessori, oltre alle condizioni di precarietà impiantistica, sono risultati ingombri di mobilio di vario genere e di materiale accatastato accumulato, stoccato sommariamente e potenzialmente infiammabile. Sono stati constatati lavori in corso, non autorizzati, atti alla posa in opera di contro pareti in cartongesso con chiusura della porta accedente al giardino della confinata scuola pubblica. E risulta in fase di realizzazione l’impianto elettrico". Fabbri ha quindi imposto all'associazione che gestisce il centro di provvedere a risolvere le problematiche emerse entro trenta giorni dalla notifica dell'atto. In caso contrario, sarà il Comune ad occuparsi dell'intervento, presentando poi il "conto" all'associazione.

Solo a quel punto, i soci potranno eventualmente rientrare nei locali del centro. Che fino a quel momento, rimarrà però chiuso. Con buona pace dei militanti, che hanno accettato la decisione non senza polemiche. "Non abbiamo ricevuto precise istruzioni e qualora l'associazione non riuscisse ad individuare un'azienda edile che completi i lavori entro trenta giorni, gli stessi verranno effettuati dal Comune, ponendo a carico del Cps "La Resistenza" le intere spese. Costi per lavori che, in massima parte, riteniamo siano di competenza del Comune - la posizione del centro sociale, espresso in una nota sui social network - ciononostante, non ci tiriamo indietro.

Le tempistiche e le modalità proposte dal Comune rappresentano una sfida per i soci, che ora si trovano a dover coordinare la ricerca sia di manodopera qualificata che di un'azienda edile disponibile durante il periodo delle vacanze estive".

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