"Maledizione di Pompei", turista con il cancro restituisce reperti rubati

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei ha ricevuto una lettera da parte di una turista, nella quale la donna si scusa per avere prelevato alcune pietre durante una visita agli scavi e scrive di essersi ammalata di cancro a causa della "maledizione di Pompei"

La lettere e le pietre trafugate
La lettere e le pietre trafugate
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Aveva prelevato indebitamente alcune pietre dal sito archeologico di Pompei, forse per avere un souvenir sui generis a ricordo della sua visita. Ma le ha restituite per posta nei giorni scorsi, insieme ad una lettera nella quale sosteneva di essersi ammalata di cancro a causa della "maledizione di Pompei". Protagonista della vicenda è una giovane turista rimasta anonima, che si è scusata del gesto in una missiva indirizzata al direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. Proprio quest'ultimo ha reso noto l'accaduto, in un post sul social network X. Nel testo, scritto a penna su foglio bianco, la donna non specifica a quando risalga il suo tour a Pompei (anche se potrebbe risalire ad un paio d'anni fa, da quanto si intuisce). Ha però specificato di aver riportato con sè qualche pietra pomice dagli scavi, dicendosi non a conoscenza della maledizione.

Di cosa si tratta? Secondo una credenza popolare, chiunque si appropri in modo indebito di oggetti dell'area archeologica viene colpito da eventi nefasti. La maledizione di Pompei è stata anche argomento di un libro, pubblicato circa una decina d'anni fa. La turista ne è a quanto sembra venuta a conoscenza in un secondo momento. Ed attribuendo la scoperta della malattia alla maledizione, avrebbe pensato di scusarsi e di restituire le pietre. "Non sapevo della maledizione. Non sapevo che non avrei dovuto prendere delle pietre - ha scritto la turista nella lettera, rivolgendosi al direttore - nel giro di un anno mi sono accorta del cancro. Sono giovane e in salute, e i medici dicono che è solo "sfortuna". Per favore accetti le mie scuse e questi pezzi. Mi dispiace".

Stando a quel che riporta la stampa locale, non si tratterebbe nemmeno di un "gesto di scuse" inedito. Ogni anno arriverebbero negli uffici della Soprintendenza di Pompei decine di lettere e pacchetti contenenti piccole pietre di roccia vulcanica, frammenti di muri e pavimenti, cocci di ceramica e, qualche volta, anche pezzi di affreschi o di mosaici: si tratta di oggetti, più o meno importanti, rubati dalle rovine della città antica. Il tutto è spesso accompagnato da una lettera di scuse che esprime sincero pentimento. Zuchtriegel ha voluto rendere pubblico questo episodio anche per far sapere alla diretta interessata di aver ricevuto le pietre. E per mandarle un augurio.

"Cara anonima mittente di questa lettera - la risposta del direttore, su X - le pietre sono arrivate a Pompei...ora buona fortuna per il tuo futuro e "in bocca al lupo", come diciamo in Italia".

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