L'incubo dopo lo stupro: "Mi vergogno". E la 15enne si getta nel fiume

La ragazzina è stata abusata da un coetaneo nel parco fluviale di Pavia. La telefonata al 112 prima di buttarsi nel Ticino: "Voglio lasciare un ultimo messaggio ai miei genitori"

L'incubo dopo lo stupro: "Mi vergogno". E la 15enne si getta nel fiume
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La disperazione, poi la telefonata al 112 prima di gettarsi nelle acque gelide del fiume Ticino: "Voglio lasciare un ultimo messaggio ai miei genitori". Sono state le parole pronunciate da 15enne di origine marocchine, residente del Monzese, che martedì sera a Pavia ha tentato di togliersi la vita dopo aver subito una violenza sessuale da un coetaneo di nazionalità tunisina conosciuto tramite i social. Per fortuna l'intervento propiziatorio della polizia ha evitato il peggio: la ragazzina è stata soccorsa in extremis e portata in ospedale.

La violenza sessuale

Avrebbe potuto essere l'inizio di una tenera amicizia. E invece quella passeggiata romantica in riva al fiume si è trasformata in un incubo. Come racconta Il Giorno, i due coetanei si conoscono su Instagram. Lui sembra dolce e tenero, lei s'invaghisce. Dopo alcuni giorni decidono di incontrarsi a Pavia, dove risiede il ragazzo. Il pomeriggio dell'appuntamento la 15enne racconta alla madre un'innocente bugia: dice che deve vedere un'amica e si fa accompagnare alla stazione di Monza. In realtà raggiunge il giovane a Milano, poi insieme vanno a Pavia in treno. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando lui le propone di visitare il parco fluviale di Borgo Ticino: "Non succederà niente di pericoloso", la rassicura. Ma una volta lontano da occhi indiscreti, il tunisino cambia atteggiamento. Dapprima tenta un approccio fisico, poi immobilizza e violenta la ragazza. Dopo lo stupro la 15enne è sotto choc: "Vai via, lasciami qui. Ho bisogno di stare da sola". Il ragazzino coglie al volo l'occasione per dileguarsi.

La telefonata al 112

La vittima resta da sola, al buio, distesa su un prato in riva al Ticino. È disperata, si vergogna perché "quel ragazzo le ha tolto la verginità", racconterà poi ai poliziotti. Non vedendola rincasare, la madre e il fratello cercano di contattarla. Lei risponde alla telefonata ma non dice una sola parola, piange a dirotto. Ha già maturato il proposito di gettarsi nel fiume. Prima di lanciarsi nel vuoto, chiama il 112 lasciando il recapito della madre. Gli operatori del numero unico d'emergenza intuiscono il pericolo e lanciano subito l'allarme. Dopo aver geolocalizzato il cellulare della 15enne, due Volanti della Questura si precipitano sul posto. Intanto la ragazzina si è già lasciata cadere nel corso d'acqua.

Resta aggrappata per qualche secondo a un grosso ramo, poi viene risucchiata dalla corrente. Per i poliziotti è una corsa contro il tempo. Ma grazie a una catena umana riescono ad afferrare la giovane e riportarla a riva. È in ipotermia ma, per fortuna, si salva.

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