Gli 007, la fuga dagli alloggi, lo scambio di documenti: il naufragio del Lago Maggiore è un giallo

Molti gli aspetti oscuri, tra le spie si ipotizza lo smercio di segreti sulle missioni del Mossad in Lombardia

Gli 007, la fuga dagli alloggi, lo scambio di documenti: il naufragio del Lago Maggiore è un giallo
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Cambia volto la vicenda del naufragio di domenica 28 maggio a largo delle acque del Lago Maggiore: a bordo del battello colato a picco sotto i colpi della tempesta, dove hanno perso la vita quattro persone, c’erano soprattutto agenti segreti italiani e israeliani. Oltre ai ritardi e alle allerte meteo ignorate, c’è la questione della capienza: sull’imbarcazione progettata per ospitare 15 passeggeri ne viaggiavano 23, ben 8 in più. Ed è solo l’ennesimo modo che la procura di Busto Arsizio dovrà sciogliere nell’indagine per naufragio colposo, il cui fascicolo è per ora aperto contro ignoti.

Non una semplice gita

Sembrerebbe tutt’altro che una crociera di piacere quella che si è poi trasformata in tragedia: da alcune versioni non ufficiali risulterebbe che la decisione di imbarcarsi sia stata dovuta ad un imprevisto. A quanto si apprende, gli 007 israeliani avrebbero infatti mancato il volo per tornare nella madrepatria, costringendoli a trattenersi in Italia fino al termine del fine settimana, con l’intenzione di intraprendere il viaggio di ritorno nella giornata di lunedì 29 maggio.

I soggetti coinvolti

A perdere la vita nell’incidente sono stati Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi, rispettivamente di 53 e 62 anni, entrambi agenti dell’intelligence italiana, madre di un figlio lei, padre di due lui. Assieme a loro sono rimaste vittime del naufragio Shimoni Erez, 53enne nato in Israele che avrebbe militato nel Mossad, e la 50enne Anna Bozhkova, di origini russe della città di Bryansk, che risiedeva in Italia con un permesso di soggiorno a tempo illimitato. Bozhkova era anche la moglie dello skipper Claudio Carminati che sembrerebbe essere un contatto vicino ai servizi segreti anche se ancora non è chiaro se dalla parte italiana o da quella straniera.

Lo skipper

Carminati, 60enne, è stato indagato per naufragio e omicidio colposo. Gli inquirenti dovranno accertare che abbia rispettato tutte le norme di navigazione, tenuto conto di eventuali allerta meteo e che la sicurezza dei passeggeri a bordo fosse garantita. È la figura più controversa della vicenda: parla bene il bulgaro e il francese e ha alle spalle la gestione di numerose attività commerciali. Risale al 5 aprile scorso la creazione della società ‘Love Lake srl’, di cui era titolare con la moglie, che nel suo core business annovera diverse attività tra cui l’organizzazione di escursioni e di attività ricettive su imbarcazioni, o la gestione di strutture alberghiere e case-vacanza. Il contributo della consorte al capitale sociale dell’azienda era stato di appena 475 euro, versati davanti al notaio di Alessandria in contanti. Sui siti di promozione turistica, la società di Carminati vantava: “navighiamo anche in caso di pioggia”. Ancora da verificare sarebbero alcune modifiche apportate all’imbarcazione per guadagnare qualche posto in più.

Il retroscena sugli incontri in Lombardia

Sullo sfondo della strage ci sarebbe dunque uno scambio di informazioni tra le intelligence dei due paesi. Non è da escludere che tra i Servizi, nei giorni antecedenti alla gita, si sia consumato un confronto sulle missioni in Israele: gli agenti del Mossad si trovavano in Lombardia con ogni probabilità per effettuare alcuni incontri, al centro dei quali ci sarebbero anche documenti top secret.

Il giallo sulla fuga dagli alloggi

A far scattare il campanello d’allarme sul possibile zampino dei servizi segreti sono stati alcuni fatti insoliti ricostruiti dagli inquirenti. Primo fra tutti l’assenza di prenotazioni in strutture alberghiere della zona. Tra gli accadimenti che compongono la complessa vicenda, di cui il naufragio appare solo uno sventurato tassello, ci sarebbe una inspiegabile fuga dei passeggeri verso e dai propri alloggi. Subito dopo l’incidente sarebbe stato anticipato in nottata il check-in negli appartamenti, poi abbandonati in tutta fretta dagli 007. Ciò che viene da pensare è che le abitazioni individuate per il soggiorno fossero delle vere e proprie ‘basi governative’ temporanee. Ma non finisce qui.

Nelle ore successive al naufragio colpisce la rapidità con cui gli operatori sanitari intervenuti con le ambulanze si sono premurato di acquisire i rapporti dell’attività. La ragione risiede evidentemente nel tentativo di affrettare la pratica ed evitare la possibile diffusione di nominativi dei soggetti coinvolti.

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