La 500, il richiedente asilo violento, la decima archiviazione. La morte di Cristina senza una verità

È stata chiesta nuovamente l’archiviazione per il caso di Cristina Golinucci. La madre e l’associazione Penelope si oppongono

La 500, il richiedente asilo violento, la decima archiviazione. La morte di Cristina senza una verità
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C’è una mamma a Cesena che da quasi 32 anni cerca la verità e per l’ennesima volta si oppone all’archiviazione del caso di scomparsa della figlia. Cristina Golinucci è infatti scomparsa l’1 settembre 1992, ma la mamma, Marisa Degli Angeli, non ha mai smesso di cercare la verità. Attualmente gli avvocati dell’associazione Penelope Barbara Iannuccelli e Nicoddemo Gentile hanno presentato opposizione alla nuova richiesta di archiviazione. Ed è online una petizione su Change per sostenere questa causa.

Per me è come un altro schiaffo, un’altra porta chiusa, però sono nelle mani di avvocati che spero riescano a trovare ciò che più desidero […] Il dolore non si archivia”, ha detto mamma Marisa in un filmato mostrato nel segmento crime di UnoMattina Estate condotto da Alessandro Politi. “Io più che mai sono molto delusa - ha aggiunto la donna - sono molto arrabbiata per questa decima archiviazione, però continuerà a lottare per mia figlia Cristina e vedremo se riuscirò nel mio intento: sapere cos’è successo a questa figlia. Ha tutto il diritto di avere giustizia, intesa come verità”.

Come detto, la sparizione di Cristina, una 21enne di Cesena che operava nel volontariato, è datata 1 settembre 1992. Alle 14 la giovane si reca al locale convento dei Cappuccini, perché alle 14.30 deve incontrare padre Lino, il suo padre spirituale. Ma sono molte le cose che non tornano in questo caso.

Se Cristina scompare infatti, la sua Fiat 500 celeste resta nel parcheggio del convento, ma mancano all’appello le chiavi della vettura e tutti gli effetti personali della giovane. Giovane che è stata vista, da alcuni testimoni, discutere nei pressi del parcheggio con un uomo anziano con una chierica: l’uomo a un certo punto, è stato notato, l’avrebbe abbracciata.

C’è poi la questione del richiedente asilo: nei giorni della sparizione di Cristina, nel convento è ospitato Emmanuel Boke, un migrante che successivamente viene arrestato per violenza sessuale. L’uomo confessa a padre Lino di aver ucciso Cristina - “Sono stato una bestia”, avrebbe spiegato - salvo poi ritrattare. Boke, dopo la scarcerazione in Italia, è fuori dai radar, ma pare che di recente sia stato ospite in un carcere francese con le stesse accuse che l’avevano fatto recludere in Italia.

A metà ottobre 1992 una coetanea di Cristina, Chiara Bolognesi, viene ritrovata morta in un fiume a Cesena: si parlò dell’epoca dell’ipotesi ci fosse un predatore sessuale negli ambienti del volontariato, pare infatti che più di una ragazza abbia parlato di un uomo che l’avrebbe molestata. Ci si chiede se sia accaduto anche a Cristina e Chiara, che frequentavano gli stessi ambienti.

Nel 1997 infine, in procura giunge una segnalazione anonima: se si vuole trovare Cristina bisogna cercare nella cisterna del convento. La segnalazione è stata rafforzata di recente dalla testimonianza di un operaio che ha lavorato agli scavi proprio alla fine degli anni ’90.

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