Un giovane professionista già lanciato verso una brillante carriera forense, che nel tempo libero amava i viaggi e, soprattutto, il Medio Oriente ove ha tragicamente trovato la morte: Alessandro Parini, 35 anni, è la vittima italiana dell'attentato di Tel Aviv, città ove si trovava con amici per una vacanza. Secondo quanto appreso dai media, era arrivato a Tel Aviv nella mattinata di venerdì e si trovava dunque nella prima sera della sua vacanza con un gruppo di amici nel momento in cui è stato ucciso dall'auto lanciatasi violentemente sulla folla nel centro di Tel Aviv.
La carriera forense
Parini, dipendente dello studio legale Police & Partners, specializzato in diritto amministrativo, era un alumno di due eccellenze del mondo romano della scuola e dell'accademia: aveva superato col massimo dei voti il prestigioso Liceo Massimo, si era laureato con il massimo dei voti alla Luiss Guido Carli e aveva poi conseguito un dottorato all'Università di Tor Vergata.
In parallelo una carriera avviata, già dai tempi dell'università, presso studi legali e foro romano, prima nel gruppo Clifford Chanche, dal 2011 al 2020 e poi, dal settembre 2020, nello studio ove era impegnato.
All'attività legale aveva associato, durante la sua formazione come dottorando, un'attività abbastanza intensa di ricercatore e pubblicista. 25enne, nel 2013, aveva contribuito al volume Gli organismi di composizione della crisi, manuale sulle crisi d'impresa della prestigiosa Giuffré di Milano; lo stesso anno la sua firma compare in un libro collettivo sulle crisi da sovraindebitamento. Quella di Parini è stata una carriera sicuramente brillante, ma di una persona che appariva di assoluta ordinarietà, con profili social riempiti solo dall'amore per i viaggi, priva di rivendicazioni politiche di qualsivoglia tipo.
Parini come Solesin e Megalizzi, ucciso da un odio cieco
Ora chiusi comprensibilmente al pubblico, i profili di Parini erano assolutamente ordinari. Appariva mentre pedalava all'ombra del Duomo di Milano o di Castel Sant'Angelo, nella sua foto profilo sfoggiava i ricordi di un viaggio in Medio Oriente. Un uomo amante del mondo e dei popoli diversi che ha trovato la morte per un odio cieco e inclemente. In una terra già piegata da violenze incrociate e sofferenze, la storia di Parini ricorda tristemente quella di Valeria Solesin, uccisa nella strage del Bataclan a Parigi nel 2015, e Antonio Megalizzi, morto a Strasburgo dopo l'attentato ai mercatini di Natale del dicembre 2018: persone che intraprendevano carriere di studio e lavoro mantenendo un grande amore per il mondo e le culture diverse che si sono trovate semplicemente al posto sbagliato nel momento sbagliato.
La Jihad Islamica ha rivendicato l'attacco in cui Parini è morto parlando di "legittima risposta" ai "crimini dell'occupazione contro il popolo palestinese". Ma è fuorviante pensare che l'uccisione cieca e brutale di un turista scelto per caso come bersaglio di un auto lanciata a folle corse per massacrare vite umane rappresenti la riparazione di qualsiasi ingiustizia. Il circolo senza fine delle violenze rischia di alimentarsi senza sosta, e Parini di essere una di tante vittime in un crescendo senza sosta in una terra tornata a infiammarsi.
Nel ricordo e nel cordoglio del giovane e talentuoso avvocato romano morto a Tel Aviv deve valere un solo motto: "Restiamo umani". Lo diceva senza sosta l'attivista Vittorio Arrigoni nello stesso, disgraziato quadrante di mondo, tra i dannati di Gaza, prima di essere a sua volta ucciso in un crescendo di violenze nel 2011. Lo dobbiamo ripetere oggi, di fronte a tragedie tanto immani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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