"Anche altri hanno partecipato". Il detenuto accusa il fratello di Saman

La testimonianza di un detenuto solleva ipotesi di presunto favoreggiamento nei confronti di due persone finora non ancora prese in considerazione nel caso di Saman Abbas

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"

Ci sono altre responsabilità che la giustizia italiana potrebbe dover vagliare nell’omicidio di Saman Abbas? L’ipotesi attuale che si fa sempre più strada è che, oltre le 5 persone rinviate a giudizio (il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanulaq), ci siano altri individui presumibilmente coinvolti nel delitto.

Mentre è stata aperta un’inchiesta bis volta a vagliare appunto presunte ipotesi di favoreggiamento, ci sono due nomi che continuano a tornare. Uno è ignoto perché di un minorenne: è quello del fratellino di Saman, principale accusatore di Danish Hasnain, che ha fornito varie versioni della vicenda agli inquirenti e ora si trova in una comunità protetta in Italia.

L’altro è quello di Irfan, che avrebbe acquistato in un’agenzia viaggi uno dei biglietti con cui i coniugi Abbas hanno lasciato l’Italia alla volta del Pakistan immediatamente dopo la scomparsa della figlia. Di Irfan ha parlato anche Saqib, il coetaneo e connazionale residente nel Frusinate che Saman voleva sposare: stando al racconto della giovane al fidanzato, Irfan sarebbe stato ospite a casa Abbas nei giorni precedenti alla scomparsa e avrebbe colpito Saman con uno schiaffo quando si sarebbe reso conto che la giovane stava ancora con Saqib, appartenente a una casta più bassa.

Una testimonianza inattesa

C’è una testimonianza, che è stata ricostruita a “Chi l’ha visto?” e che potrebbe capovolgere quello che si sa sul fratello di Saman e di Irfan. Questa testimonianza proviene da un detenuto, che in carcere avrebbe conosciuto Danish Hasnain e uno dei cugini rinviati a giudizio.

Lo zio e il cugino - ha raccontato il detenuto agli inquirenti - mi hanno riferito che devono completare la loro missione uccidendo anche il fidanzato di Saman. Sono a conoscenza che all’omicidio della ragazza hanno partecipato, oltre a quelli che già conosciamo anche il fratello minore di Saman e lo zio di Saman, tale Irfan, quindi nello specifico il fratello del papà di Saman. Tutta la famiglia, in merito all’omicidio premeditato, ha fatto un accordo, tipo giuramento sul Corano, di non rivelare mai l’omicidio e le modalità di esecuzione, che riguardava tutti i partecipanti e tutte le persone a conoscenza dei fatti”.

Il matrimonio forzato

Chi l’ha visto?” ha realizzato altre due ricostruzioni interessanti, che vanno alla radice della vicenda, ovvero all’epoca della vera fuga di Saman in Belgio, prima che venisse ospitata in una comunità in Italia. La famiglia, dato che Saman era all’epoca minorenne, si rivolse ai carabinieri (indicati nel dialogo di seguito con C) e tutti furono interrogati. Il ruolo del fratellino di Saman (indicato invece con F) appare insolito in base al dialogo con i carabinieri.

C: “Che lei sappia, sua sorella è stata promessa in sposa a qualche uomo?”

F: “Sì, che io sappia mia sorella è stata promessa in sposa a mio cugino… cioè, non ho capito la domanda… non so se è stata promessa in sposa, ma è fidanzata con mio cugino”

C: “Sua sorella lo ama suo cugino?”

F: “No!”

C: “Allora il fidanzamento le è stato imposto?”

​F: “Non ho capito la domanda… cioè Saman sta insieme a mio cugino ma non so se lo vuole”

I carabinieri hanno raccolto anche la testimonianza della madre Nazia Shaheen, cui chiesero se in effetti la giovane fosse stata costretta dalla famiglia a sposarsi con un cugino più vecchio. “Non era un fidanzamento forzato - disse all’epoca Nazia alle forze dell’ordine - perché a lei il fidanzato piaceva, in quanto di bell’aspetto e di cultura, tanto che Saman mi ha chiesto più volte quando saremmo andati in Pakistan per fare il matrimonio. Saman da due-tre mesi si era molto avvicinata a me, dormiva nel mio letto e non avrei mai pensato che potesse accadere qualcosa del genere, in quanto più volte le ho chiesto se davvero volesse sposare suo cugino che vive in Pakistan, oppure si sentiva forzata, e lei diceva di sì”.

Saman è scomparsa la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021: gli inquirenti ritengono da sempre che sia stata uccisa dai parenti perché si opponeva al matrimonio forzato.

Ma intanto, in tempi non sospetti, la madre Nazia diceva ai carabinieri: “Io non vedo l’ora di poter riabbracciare nostra figlia e se lei non volesse sposare più suo cugino, che oramai è circa un mese che non lo sente telefonicamente, noi saremmo dalla parte di lei, di nostra figlia. Chiaramente dovremmo parlare con il papà, perché sia d’accordo anche lui, ma staremmo dalla parte di nostra figlia”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica