Gentile Direttore, ho letto proprio su questo giornale che qualche mattina addietro un altro individuo a bordo di uno scooter non si è fermato all'alt, stavolta della polizia, costringendo gli agenti ad inseguirlo, nel corso dell'inseguimento un agente è rimasto ferito. Eppure di questo non abbiamo letto da nessuna altra parte...
Sergio Brambilla
Caro Sergio,
qualche giorno fa, evidentemente non avendo imparato nulla da quanto è accaduto alla fine di novembre scorso - quando Ramy Elgaml è morto cadendo dallo scooter durante un inseguimento resosi necessario in quanto il ragazzo e il suo amico, il quale era alla guida, non si erano fermati all'alt dei carabinieri - un diciannovenne, sempre a bordo di un ciclomotore, non si è arrestato davanti all'alt della polizia, innescando così un inseguimento inevitabile. Stavolta l'epilogo non è stato tragico, nessuno è deceduto sull'asfalto, per fortuna, ma il ragazzo, che guidava senza patente, ha danneggiato una moto di servizio della Polizia di Stato e soprattutto ha provocato lesioni a uno dei poliziotti, una contusione con 10 giorni di prognosi.
In effetti, il fatto è rilevante e dunque assolutamente degno di nota in quanto ci racconta due verità. Ecco la prima: la vicenda Ramy, pur avendo avuto tanta eco mediatica e pur avendo comportato polemiche accesissime, addirittura feroci, non ha insegnato niente, ovvero non ha trasmesso ai giovani il comandamento fondamentale che davanti ad un alt ci si deve fermare, senza se e senza ma, e che conviene farlo, poiché dandosi alla fuga si mettono in pericolo la propria vita, quella dei passanti e anche quella dei militari che compiono il loro dovere. Anzi, temo proprio che sia passato, nel corso dei dibattimenti televisivi e mediatici in generale, il messaggio che chi scappa sia tutelato, graziato e compreso, una sorta di vittima, e che sia la polizia semmai a sbagliare inseguendo, che sia la polizia a compiere un illecito, che sia la polizia ad oltrepassare i limiti, che sia la polizia a dovere desistere. E questo spiega l'ardire di questo diciannovenne che ha forzato il blocco e poi, finita la corsa, ha seguitato a resistere ai poliziotti. Questo il risultato di un atteggiamento teso al giustificazionismo, al vittimismo, alla eccessiva tolleranza, alla clemenza, persino nei confronti dei delinquenti, cioè di coloro che si rendono autori di condotte contrarie alla legge.
La seconda verità è questa: durante un inseguimento non è soltanto il fuggitivo a rischiare la pellaccia, ma anche gli agenti. Con una piccola differenza però, caro Sergio.
Colui che non si ferma nonostante lo stop dell'autorità deliberatamente decide di rischiare dando inizio ad una corsa il cui esito potrà essere persino mortale, coloro che invece lo inseguono non hanno scelta, devono, loro malgrado, intraprendere, per obbligo, lo ripeto, un tallonamento in cui potranno lasciarci le penne o a causa del quale potranno restare feriti e malconci, come spesso è accaduto e tuttora accade, soltanto che i media questi avvenimenti non li reputano abbastanza interessanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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