"Dedicato a quattro donne". Dal massacro del Circeo al delitto di Ferrazzano

Massimo Lugli e Antonio Del Greco hanno scritto un romanzo basato sul massacro del Circeo e il delitto di Ferrazzano: "I grandi casi di nera oggi sono quasi tutti femminicidi"

Angelo Izzo
Angelo Izzo

Due vicende di cronaca nera, uno stesso assassino. La prima è passata alla storia come il massacro del Circeo: nel 1975, Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido stuprarono e seviziarono due teenager, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez. I tre giovani erano i “pariolini”, i giovani della cosiddetta buona società romana, mentre le ragazze erano figlie di proletari e vivevano alla Montagnola. Lopez morì durante il massacro, Colasanti si salvò e lottò per tutta la vita per ottenere giustizia, fino al 2005, quando morì a causa di un tumore.

Giustizia che non ottenne. Gianni Guido, condannato all’ergastolo come gli altri due, al netto di due evasioni e una lunga latitanza, è libero dal 2009. Andrea Ghira non è mai finito in carcere: arruolatosi nella Legione Straniera, è morto nel 1994. Angelo Izzo evase durante un permesso premio negli anni ’90 e poi fu in semilibertà dal 2004. Nel 2005 commise il cosiddetto massacro di Ferrazzano, uccidendo Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano.

A queste quattro donne - Lopez, Colasanti, Linciano e Maiorano - è dedicato il nuovo romanzo di Massimo Lugli e Antonio Del Greco, “Quei bravi ragazzi del Circeo”. “Izzo è uno psicopatico assassino, per Guido e Ghira fu odio misogino”, spiega Lugli a IlGiornale.it.

Lugli, avete scelto una dedica molto particolare. Ce ne può parlare?

“Scrivere dell’omicidio del Circeo ma anche di quello che è successo dopo crea sempre un problema: al di là delle storie e dei gialli c’è sempre il dolore, e in questo caso è un dolore immenso, delle famiglie in particolare. Hanno visto uscire degli assassini e un altro, che è morto, non si è fatto un giorno di galera. Questa non è una storia, è un dramma. Per questo abbiamo voluto ricordare queste quattro donne, ma soprattutto le loro famiglie. Spesso è tutto spostato sugli assassini. Le vittime compaiono e scompaiono, non esistono, soprattutto per quanto riguarda Verrazzano. Non le considera nessuno. Abbiamo cercato di tenere questa pietas, nonostante i nostri due lavori ci abbiano resi un po’ cinici”.

Il funerale di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano
Il funerale di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano

Voi, lo “sbirro” e il cronista di nera, come si definiscono i personaggi che indagano nelle vicende del romanzo. Dietro cui si nascondono gli autori, lei e Del Greco, che avete scritto diversi romanzi insieme. Questo libro, al di là degli omicidi parla anche di un’amicizia.

“Sono molto individualista, la collaborazione mi riesce difficile. Ma con Antonio è tutta un’altra faccenda. Del resto ci conosciamo da 30 anni, le nostre carriere sono state quasi parallele. Ci siamo riscoperti per caso da vicini di casa: io mi stavo recando al poligono e lui invece a fare jogging, come se i nostri ruoli si fossero capovolti. Ci siamo messi a chiacchierare ed è nata la nostra collaborazione letteraria”.

Quali sono le principali differenze tra il romanzo e la vicenda reale?

“Tutto lo svolgimento dei fatti di cronaca è tratto dagli atti giudiziari. Sono stati romanzati i protagonisti, il poliziotto e il giornalista - tra l’altro l’indagine la svolsero i carabinieri e non la polizia - ma soprattutto il clima. Abbiamo voluto moltissimo parlare di questi maledetti e benedetti anni ’70, un periodo di grandissima violenza, di tensione, di scontri, e il terrorismo stava affacciandosi. Abbiamo voluto dare una collocazione più ampia, anche perché il delitto del Circeo, se non lo inquadri in quel contesto storico è difficile da spiegare”.

Donatella Colasanti
Donatella Colasanti

Perché avete deciso di cambiare i nomi dei protagonisti, che sono comunque molto conosciuti?

“Abbiamo cambiato in realtà anche lo sviluppo. La vicenda del libro accade ad agosto e non a settembre come nella realtà. Ci piaceva l’ambientazione nella città vuota, come poteva essere Roma nell’agosto del ’75, una città spopolata, a rimarcare il fatto che si tratta di fiction. Se avessimo usato i nomi veri avremmo dovuto essere molto più aderenti alla realtà. Quindi la nostra è una fiction basata sulla realtà, ma sempre una fiction. Anche perché entrare dentro, nelle famiglie dei protagonisti, è una cosa che non avremmo mai potuto fare, neppure in quelle di Guido, Izzo e Ghira, se non con la lente distorta del romanziere”.

Gianni Guido
Gianni Guido

C’è un passo del libro che racconta di un pestaggio di Francesco Itri (una versione letteraria e romanzata di Izzo) ai danni di un ragazzino. E c’è un personaggio del libro, ispirato a Guido, che pensa che quello a cui ha appena assistito sia “Qualcosa che non ha a che fare con la politica. Qualcosa di molto simile al desiderio. Qualcosa che, nonostante siano amici da anni, gli fa paura”. Secondo alcuni, il movente del massacro del Circeo fu una questione di classe sociale, ma Angelo Izzo in particolare commise omicidi successivamente. Qual era il suo movente?

“Izzo è uno psicopatico assassino che gode della violenza. L’incarnazione del male, e io in 40 anni di cronaca nera ne ho viste tante. È un mentitore compulsivo, uno che non conosce la verità”.

E per quanto riguarda Gianni Guido e Andrea Ghira?

“C’erano altre componenti per quanto riguarda Guido e Ghira, l’odio misogino contro le donne, e lo stupro per loro fu un’azione di guerra. C’era, secondo me, una componente di classe. Però chi può dirlo? Ghira non ha mai confessato, Guido potrebbe essere stato l’anello debole, potrebbe essersi lasciato trascinare”.

Andrea Ghira
Andrea Ghira

Crede che la storia di Andrea Ghira sia andata effettivamente come attestato?

“Sì, certo che è morto. È stato fatto tre volte il test del Dna, per di più c’era materiale a sufficienza per eseguitlo. Ci sono le foto. Ghira è fuggito in un kibbutz, poi si è arruolato nella legione straniera e alla fine è morto”.

Per la prima volta in un libro si parla sia del massacro del Circeo che degli omicidi commessi da Izzo nel 2005. Come mai questi ultimi sono meno ricordati dall’opinione pubblica?

“Secondo me non avevano quella componente di classe e politica che allora permeava tutto. E poi furono risolti immediatamente. E poi non si tratta solo degli omicidi”.

In che senso?

“Abbiamo voluto mettere in evidenza come, dopo 30 anni esatti, è accaduto di tutto. Izzo esce di prigione e uccide. Viene scoperta la tomba Di Ghira. E Donatella muore. Come se il destino avesse voluto chiudere il cerchio. Mi ha colpito moltissimo. Quando mi fu detto di correre a Ferrazzano non capii subito che Izzo fosse uno degli assassini del Circeo. Fu come tornare nel passato”.

Rosaria Lopez
Rosaria Lopez

Secondo un luogo comune, vicende come quella del Canaro o del “nano di Termini”, di cui ha scritto nei suoi romanzi, o il massacro del Circeo appunto sarebbero impossibili. Quali sono i casi più misteriosi e interessanti dal punto di vista criminologico oggi?

“Ce ne sono diversi. Per esempio la morte di Liliana Resinovich. È un caso che solleva ancora molte perplessità. E poi Parolisi, o Bossetti. Sono quasi tutti femminicidi. Magari sono casi più investigativi. Oppure il giallo di via Poma, che fu riaperto grazie al nostro romanzo: Antonio raccolse delle testimonianze che permisero di puntare a Francesco Caracciolo, su cui ha lavorato la procura ma che poi è morto”.

State lavorando, lei e Del Greco, su una nuova storia?

“Stiamo scrivendo a spron battuto su un romanzo che parla anche della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma parliamo sempre di fiction”.

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