I punti chiave
Una visita specialistica avrebbe potuto allungare le "chance di sopravvivenza" a una bimba di 8 mesi morta per le complicanze insorte in seguito a una malformazione cardiaca congenita. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il Tribunale civile di Perugia ha condannato l'Azienda sanitaria locale Umbria 2 a un risarcimento di circa 100mila euro. Secondo i giudici, se l'esame diagnostico fosse stato eseguito in tempi brevi, la piccina avrebbe potuto restare più a lungo tra le braccia dei genitori, in attesta di una cura.
La storia
Come riporta La Stampa, la storia inizia a marzo al 2011. La piccola ha appena cinque mesi quando la pediatra nota un soffio al cuore e prescrive una visita specialistica. L'esame viene fissato a settembre. Per accorciare i tempi di attesa, il medico fa una seconda prescrizione con carattere di "priorità e urgenza", contando sul fatto che venga eseguita entro dieci giorni, come previsto dalla tabelle Rao (Raggruppamenti attese omogenee). E invece, la visita presso l'ambulatorio di Cardiopatite congenite del Santa Maria della Misericordia slitta a ottobre del 2011. Dopo aver tentato invano di sollecitare il cup, la pediatra si attiva personalmente: chiama uno specialista del reparto che assicura di visitare la bimba. Sta di fatto che quando il papà si presenta in ambulatorio gli viene detto di ritornare il giorno della prenotazione. Il medico non demorde e fa una terza prescrizione, ma l'appuntamento viene fissato a gennaio del 2012. Troppo tardi. A ottobre del 2011, la piccina ha un malore e muore.
Il processo penale
Dalla vicenda scaturisce un procedimento penale a carico dei medici del Santa Maria della Misericordia. I sanitari vengono tutti assolti. Secondo i giudici hanno agito correttamente nelle cure alla bimba. Ad ogni modo, una consulenza della procura evidenzia come quella visita specialistica, negata per le lungaggini dei tempi d'attesa, ha impedito "una diagnosi precoce della patologia e quindi qualsiasi possibilità di trattamento". Ne consegue un procedimento civile con le richieste di risarcimento sia da parte dell'ospedale che dell'Azienda sanitaria locale. La prima viene respinta, mentre la seconda parzialmente accolta.
Il risarcimento
La sentenza con cui il Tribunale di Perugia ha condannato l'Azienda sanitaria locale Umbria 2 a un risarcimento di circa 100mila euro risale ad alcuni anni fa, ma le motivazioni sono state rese note soltanto di recente.
I giudici, come riporta Perugia Today, hanno riconosciuto all'Asl una responsabilità nell’inadempienza contrattuale in relazione "agli obblighi contrattuali attinenti alle proprie funzioni disattendo alle indicazioni normative statali e regionali che l'obbligavano a garantire tempi previsti per la visita cardiologica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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