Quello di Giulia Cecchettin non era un allontanamento volontario ma è stato registrato come tale in sede di denuncia di scomparsa. Proprio come era accaduto ad altre giovani, il cui epilogo è stato simile o non c’è stato affatto, da Elisa Claps a Emanuela Orlandi. Quella dell’“allontanamento volontario” sembra essere una prassi, ma l’opinione pubblica si interroga sul fatto che possa rappresentare un ostacolo alla giustizia o alle ricerche.
Cosa è successo nella vicenda di Giulia? Quando Gino Cecchettin, padre della 22enne ha denunciato la scomparsa il 12 novembre, nel verbale compaiono diciture come “Allontanamento volontario” e “Pericolo di vita nessuno”. Eppure, per due volte, le parole di papà Gino sono state messe a verbale: “Temo per l’incolumità di mia figlia” ha detto l’uomo, sottolineando come il giorno prima fosse uscita con Filippo Turetta, che neppure lui fosse rincasato, che il coetaneo stesse affrontando un periodo particolare dopo la rottura con la figlia, che lei a giorni si sarebbe dovuta laureare. In più c’è la telefonata del vicino che alle 23.18 aveva chiamato il 112 dopo aver assistito a una lite in un parcheggio a Vigonovo nei pressi della casa di Giulia.
A “Chi l’ha visto?” Federica Sciarelli ha fatto partire la sua crociata, affinché le denunce in futuro riportino “Allontanamento per motivi ignoti”. Perché l’allontanamento volontario circonda da sempre casi di cronaca che è impossibile definire volontari. Come la vicenda di Cristina Golinucci, giovane scomparsa nel settembre 1992, la cui auto rimase al convento dei cappuccini di Cesena.
La madre di Cristina, Marisa Golinucci, membro di rilievo dell’associazione Penelope, ha sposato la causa: “Io lo faccio sia come mamma di Cristina sia come Penelope insieme” ha detto in studio.
Per Cristina, dopo la recente riapertura delle indagini, è stata chiesta l’archiviazione, a causa delle lacune nelle prime indagini degli anni ’90. Ma c’è dell’altro: nell’ottobre 1992 scomparve Chiara Bolognesi, coetanea di Cristina e con tanti punti in comune nello stile di vita: volontariato, chiesa, scuola. Chiara venne ritrovata morta con addosso il solo reggiseno nel fiume Savio a poche settimane dalla scomparsa: il suo caso venne archiviato come suicidio, anche per lei inizialmente era stato scritto sulla denuncia: “allontanamento volontario”, anzi in un verbale che accomuna Chiara e Cristina si legge: “Viene ritenuta credibile […] la pista della fuga volontaria”.
“Questa è la legge. Io non so se riuscirò ad avere giustizia, intesa come verità, per Cristina.
Però spero che qualcuno che sa la verità venga fuori, perché non è possibile continuare così. Noi continueremo la battaglia, è vero, per gli altri, perché ‘fuga volontaria' non venga più usato” ha concluso mamma Marisa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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