I punti chiave
L’omicidio di Laura Ziliani probabilmente in futuro rappresenterà una pietra miliare nella storia della criminologia. E lo sarà non solo per la sua storia, per le responsabilità che saranno chiarite in sede processuale, ma anche per i presunti tentativi di depistaggio e i moventi, quello anch’esso al movente presunto, ipotizzato dagli inquirenti, e quello reso in confessione dagli imputati.
E in tutto questo c’è chi piange la “vigilessa di Temù” - così chiamata spesso dalla stampa perché per anni la donna era stata un membro della polizia urbana in provincia di Brescia. A piangere Ziliani sono rimaste le vicine di casa, il compagno, la madre e la secondogenita Lucia Zani, rimasta così priva di molti riferimenti famigliari. In custodia cautelare e a processo sono finite le due sorelle Silvia e Paola Zani, oltre che il fidanzato Mirto Milani. Il legale di parte civile Piergiorgio Vittorini è lapidario: “C’è movente economico”, dice a IlGiornale.it.
La scomparsa
Quella di Laura Ziliani sembrava inizialmente una scomparsa come tante, forse un incidente durante un’escursione in montagna. La donna, che dopo la morte del marito nel 2012 si era trasferita a Brescia, il 7 maggio 2021 si era recata a Villa Dalegno, frazione di Temù, per trascorrere la festa della mamma con le figlie Silvia e Paola Zani.
Il giorno dopo, l’8 maggio 2021, le due giovani ne hanno ben presto denunciato la scomparsa, attraverso tempistiche che hanno suscitato perplessità nell’opinione pubblica: dopo poche ore da una presunta escursione della madre, le sorelle Zani erano già in tv a lanciare un appello. E la loro disperazione era apparsa a molti già un presunto tentativo di depistaggio.
Il 26 maggio successivo, dopo che le squadre di ricerca avevano battuto moltissime strade di montagna, venne ritrovata una scarpa nel torrente Fiumecle, scarpa che le figlie avevano riconosciuto come appartenente alla madre. Nei giorni successivi fu ritrovata l’altra scarpa e un paio di jeans che invece le figlie non riconobbero.
Il ritrovamento
L’8 agosto 2021 una piena del fiume Oglio restituì il corpo di Ziliani, in parte in stato di decomposizione, ma con una gamba corificata. Questo ha spinto gli inquirenti a capire se il corpo della vigilessa sia stato tenuto nascosto per un periodo, e dove potesse essere avvenuto il presunto occultamento. Si è parlato di diverse piste e non si sono ignorati immobili in cui - secondo la vulgata popolare sul territorio - si sarebbero svolti in passato rituali satanici, ma non c’è stato poi un reale riscontro su queste ipotesi.
Il trio hot e “diabolico”
Nella scomparsa di Laura Ziliani e nel ritrovamento del corpo gli inquirenti hanno avuto comunque delle idee ben precise, tanto da decidere di intercettare le figlie e il genero. È emerso dalle intercettazioni come i tre imputati fossero molto interessati alle proprietà immobiliari che Ziliani e le figlie avevano ereditato a seguito della morte del padre, un tesoretto di 3 milioni di euro in case. Sarebbe stato questo, secondo gli inquirenti, il movente dell’omicidio.
“Senza dubbio - commenta il legale di parte civile Piergiorgio Vittorini, che difende Lucia Zani, la sola figlia estranea all’omicidio e gli altri famigliari che piangono la morte di Ziliani - il movente è economico. La signora Laura Ziliani aveva accreditato il suo patrimonio a un ente del Bresciano per tutelare la figlia minore, una ragazza con fragilità psichiche, quando lei non ci sarebbe più stata. Silvia e Paola, che evidentemente non condividevano la scelta della madre, hanno pensato di ucciderla. Cosicché, quando la mamma non ci sarebbe più stata e nella convinzione di farla franca, sarebbero diventate le tutrici legali della sorella nonché le amministratrici del patrimonio di 11 appartamenti”.
Mirto Milani, Silvia e Paola Zani inoltre sarebbero apparsi molto uniti: è emerso infatti, anche per ammissione successiva durante il processo, che i tre avrebbero condiviso un rapporto consensuale poliamoroso. La loro unità avrebbe portato, attraverso informazioni reperite dalle serie tv come Dexter e Breaking Bad, a organizzare un piano omicida. Prima dell’uccisione vera e propria di Ziliani, i tre avrebbero, per loro stessa ammissione, provato a far fuori la madre nei modi più disparati, sebbene possibilmente senza o con poco dolore.
Alla fine l’avrebbero stordita con dei farmaci, delle benzodiazepine con proprietà ipnotiche e miorilassanti poste all’interno della torta della festa della mamma, e poi soffocata. L’omicidio e l’occultamento del cadavere, stando alle loro dichiarazioni agli inquirenti, avrebbe richiesto molto più impegno da quello che i tre giovani si sarebbero aspettati, ma alla fine hanno portato avanti a lungo il loro piano, per circa un anno.
“Non spetta a me valutare l'entità della pena - chiosa Vittorini - ma ai giudici della Corte d'Assise di Brescia. Da avvocato posso solo dire che l'omicidio è stato pianificato nell'arco di un anno, peraltro con un tentativo andato a vuoto prima di quello definitivo. I tre imputati hanno agito con lucidità e freddezza”.
Il processo
A seguito delle informazioni raccolte dagli inquirenti, il 24 settembre 2021 Milani e le sorelle Zani sarebbero state arrestate e condotte in custodia cautelare. Per mesi il silenzio, fino alla confessione di Milani, avvenuta il 24 maggio 2022, seguita nelle ore successive dalla confessione delle sorelle.
Il processo per omicidio che vede i tre rinviati a giudizio è iniziato alla fine di ottobre 2022. Gli imputati al momento non hanno parlato del presunto movente economico individuato dagli inquirenti, ma avrebbero accusato Laura Ziliani di aver tentato di avvelenarli a propria volta.
Delle dichiarazioni che hanno fortemente sconvolto l’opinione pubblica. “È un'idea concepita nel tentativo di giustificare l'omicidio della madre. Ma escludo categoricamente che la signora Laura Ziliani volesse sbarazzarsi delle figlie”, conclude il legale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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